Si sono chiusi nel silenzio del loro dolore i genitori di David e Benjamin, i due fratellini di 14 e 11 anni caduti dal balcone all’ottavo piano di un condominio popolare a Bologna. La coppia, di origine keniana, resta in casa, rifiutandosi di parlare con chiunque venga a trovarli, perfino col loro parroco. Sabato scorso sono stati a lungo ascoltati dalla polizia: Lilian, la madre 39enne, non era nell’appartamento. Si trovava insieme ai due figli più piccoli nel negozio di parrucchiera dove lavora. Era invece presente Nathan, il padre, che, durante gli interrogatori, ha fornito agli inquirenti una versione dei fatti giudicata “compatibile con l’ipotesi di una disgrazia”.

L’uomo, un operatore sanitario 43enne, nato a Idsowe in Kenya, ha raccontato di aver punito i due figli, obbligandoli a rimanere nell’abitazione, perché non gli avevano riportato i cinque euro del resto della spesa. Dopo aver chiuso a chiave la porta, per impedirgli di scendere in strada a giocare, era andato in bagno a farsi la doccia, per poi non ritrovarli più al suo ritorno. Eppure ci sono degli elementi della vicenda che ancora non quadrano, per cui saranno necessari altri accertamenti.

I dubbi degli inquirenti

Anche se la versione di Nathan Heitz Chabwore risulta credibile – come ha ripetuto il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato – ci si chiede come sia stato possibile che i due fratelli siano caduti entrambi accidentalmente.

Inoltre appare poco chiaro il motivo per cui i corpi sono stati ritrovati a circa sei-sette metri di distanza dall’asse del balcone, come se fossero stati spinti in avanti o si fossero lanciati nel vuoto. Eppure i vicini confermano la versione dei genitori: nessuno ha udito urla o litigi prima del tonfo dei corpi che raggiungevano terra.

Per cercare di trovare una soluzione a tutte queste incongruenze, i magistrati hanno aperto un fascicolo contro ignoti.

Le possibili ricostruzioni della dinamica dei fatti

In queste ore è stato affidato l’incarico per l’autopsia sui corpi dei due, che forse potrà fornire ulteriori spiegazioni sull’accaduto. Nessuno pensa al suicidio, mentre è più probabile che i due abbiano cercato di sfuggire alla punizione del padre, saltando da un balcone all’altro; però, durante questa bravata, qualcosa potrebbe essere andato storto.

Un’altra ipotesi è quella di un gioco tra i due finito male. Gli inquirenti ricostruiscono la scena: un ragazzino si mette a cavalcioni sulla ringhiera, l’altro lo spinge per scherzo, facendolo scivolare e cadere giù; quindi il fratellino, disperato, lo segue suicidandosi. Quest’ultima congettura è compatibile con la descrizione di diversi testimoni che hanno notato una pausa di diversi secondi tra il primo e il secondo tonfo, al momento della caduta dei ragazzi. Tuttavia nessuno ha assistito direttamente alla scena, né tanto meno esistono riprese che possano dare una risposta definitiva ai dubbi degli inquirenti.