I primi a dare l’allarme sono stati i vicini di casa, che non lo vedevano più da qualche giorno. Subito dopo un'amica ha scritto preoccupata su Facebook, chiedendo a tutti notizie del conoscente che, di solito, prima di partire avvertiva sempre. È durato poche ore il mistero della scomparsa di Carmelo Mario Calabrese, un italiano di 65 anni, che da 25 viveva nel nord del Brasile, nella penisola di Sao Luis de Maranhao, di cui non si avevano più notizie da venerdì scorso. Infatti suo corpo è stato rinvenuto da alcuni pescatori sulle sponde del rio Tibiri, completamente nudo e sfigurato.

Il cadavere dell’uomo appariva dilaniato da diversi colpi di machete – almeno 15 secondo il medico legale che lo ha esaminato – sferrati alle spalle ed alla testa, che gli era stata quasi completamente recisa.

Una rapina finita nel sangue

Precedentemente la polizia, allertata dai numerosi amici della vittima, era entrata nella sua abitazione a Paco do Lumiar: aveva trovato tutto sottosopra ed una lunga scia di sangue che dal bagno arrivava fino al garage. Secondo la stampa brasiliana sarebbero scomparsi dall’appartamento diversi dispositivi elettronici. Quindi l’ipotesi più probabile, al momento, è quella di un furto finito del sangue.

L’uomo è stato colpito nel bagno da uno o più malviventi e poi trascinato fino alla sua vettura.

Dopo averlo caricato sull’auto, gli assassini si sono allontanati guidando sino al fiume, dove hanno scaricato il cadavere, per poi riprendere la loro fuga. Ad un certo punto, a causa della foratura di una gomma, sono stati costretti ad abbandonare la macchina, che è stata successivamente ritrovata dagli agenti.

Una nuova vita in Brasile, dopo la separazione dalla moglie

Gli inquirenti sono ora alla ricerca dei responsabili della sanguinosa rapina: data la mancanza di segni di effrazione, si presume che la vittima conoscesse i ladri e li avesse fatti entrare volontariamente nell'abitazione, che voleva mettere in vendita, proprio per i troppi furti subiti.

Carmelo Mario Calabrese era un ex sottufficiale dell'Aeronautica di Ciampino, in pensione da anni. La sua famiglia era originaria di Artena, nella città metropolitana di Roma, dove vivono ancora i due figli Cristian ed Emanuele, che in queste ore stanno sbrigando tutte le pratiche per il rimpatrio della salma.

Il militare si era trasferito in Brasile 25 anni fa, dopo la separazione dalla moglie, per seguire le orme di uno zio che lo aveva preceduto, come racconta a Il Messaggero la sorella Assuntina dalla sua casa di Colleferro: “Ci mandavamo spesso messaggi – spiega la donna – ma sabato 9 marzo non mi ha risposto, facendomi preoccupare”. In quel momento non poteva di certo immaginare che il fratello fosse stato ucciso in un modo così brutale.