Marilù Mastrogiovanni è una collega, una giornalista d'inchiesta pugliese, originaria della provincia di Lecce, precisamente di Casarano, un paese dell'hinterland salentino. La sua attività da cronista è iniziata lontano dalla propria terra d'origine, precisamente a Milano, dove ha studiato Lettere Moderne all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Aveva anche ricevuto una proposta per restare nell'ateneo lombardo in qualità di ricercatrice, ma poi ha deciso di tornare nella sua terra natale, quell'estremo e affascinante lembo d'Italia che si chiama Salento.

La cronista ama tantissimo la sua Puglia, ed è proprio questo amore incondizionato che l'ha portata a fondare (insieme al marito) uno dei giornali online più noti sul territorio, "Il Tacco d'Italia". È una testata che si occupa di giornalismo d'inchiesta e nel 2017, dopo aver pubblicato degli articoli "scomodi", la vita di Marilù è diventata un inferno.

Nella sua indagine giornalistica, infatti, la Mastrogiovanni denunciava un sistema corrotto che avrebbe visto coinvolti la criminalità organizzata locale da un lato, e la politica dall'altro. Un intreccio di affari che aveva come fulcro il controllo del territorio da parte dell'ex presunto boss Augustino Potenza (ucciso nell'ottobre del 2016 a colpi di kalashnikov in un parcheggio di un supermercato locale).

L'inchiesta parlava soprattutto di presunti legami tra un ex consigliere comunale, un presunto boss della Sacra Corona Unita (Potenza) e delle presunte infiltrazioni di quest'ultima nel Comune. Dopo numerose battaglie e intimidazioni, da oggi la giornalista potrà contare su una scorta ogni qualvolta deciderà di scendere in Salento.

La politica contro Marilù

Appena l'inchiesta fu pubblicata, le cose per la cronista non si misero affatto bene. Puntuali, infatti, arrivarono le intimidazioni e le minacce (il suo cane fu ucciso a bastonate misteriosamente, la legnaia della sua abitazione andò inspiegabilmente a fuoco) con toni a dir poco offensivi per una donna.

"Tr... dimmi dove stai che sto venendo", così recitava un post su Facebook di un ex consigliere comunale di Casarano. E neanche il sindaco, all'epoca dei fatti, difese la sua concittadina.

Anzi, come ha già denunciato la trasmissione televisiva "Le Iene" in un suo precedente servizio, il primo cittadino fece affiggere dei manifesti in tutto il paese, invitando i casaranesi a reagire nei confronti di chi stava infangando il buon nome della città. Parole che, ovviamente, erano rivolte alla giornalista pugliese, la quale aveva svolto semplicemente il suo lavoro di inchiesta, basandosi tra l'altro su documenti e atti giudiziari.

La Polizia postale sequestra l'inchiesta su internet

La parte più surreale di questa vicenda è il sequestro dell'inchiesta su internet da parte della Polizia postale.

Il provvedimento fu firmato dal gip Giovanni Gallo del tribunale di Lecce, ed eseguito dagli agenti di Bari. Il reato contestato alla Mastrogiovanni era il seguente (almeno così si leggeva nel provvedimento che abbiamo reperito su "Il Tacco d'Italia"): "Dalle indagini emerge il 'fumus' del reato di diffamazione (perché) la Mastrogiovanni usava espressioni molto forti nei confronti della Igeco spa, idonee ad offendere l'onore e il decoro della società stessa (e del suo legale rappresentante)". La suddetta azienda era finita al centro dell'inchiesta di Marilù Mastrogiovanni.

Nel corso delle indagini la pagina web venne dissequestrata pochi giorni dopo su provvedimento del tribunale. L'articolo 21 della Costituzione, infatti, vieta il sequestro preventivo di testate giornalistiche, a meno che non ci siano indizi di gravi reati commessi da parte del giornalista, che poi di fatto è l'autore stesso del pezzo.

Ad oggi Marilù Mastrogiovanni non vive più nella sua Casarano. La sua attività d'indagine è stata premiata nelle manifestazioni giornalistiche più importanti d'Italia: "Non so più che è il mio nemico", aveva rivelato all'inviato de "Le Iene" Gaetano Pecoraro.