"Sto uccidendo Alice, prendetevi cura delle bambine": l'ultima telefonata di pochi secondi nel cuore della notte tra domenica e lunedì, l'ha fatta a sua madre Simone Cosentino, assistente capo della Polizia di Stato di 42 anni in servizio alle volanti alla Questura di Ragusa. Le ha chiesto di fare da madre alle sue due nipotine, prima di impugnare la pistola d'ordinanza e uccidere la moglie Alice Bredice, di 33 anni, per poi togliersi la vita.

Ed è stata proprio la figlia maggiore di nove anni, a chiamare i nonni invocando aiuto nella disperazione di un evento che segna per sempre la sua vita e quella della sorellina.

Uno stato condiviso dagli altri familiari adulti, dagli amici, ma anche dai colleghi di Cosentino a cui sono affidate le indagini, che non avevano avuto alcun sentore della tragedia. Nessuno poteva immaginare una cosa del genere: non c'erano mai stati episodi di violenza coniugale o segnali d'allarme. Sembrerebbe che lei volesse separarsi: nell'incertezza del movente, per gli inquirenti la premeditazione parrebbe esserci tutta.

Il delitto davanti alle figlie piccole

Una notte insonne quella tra domenica e lunedì scorso per Simone Cosentino, almeno fino alle tre quando ha impugnato la sua pistola d'ordinanza e l'ha puntata alla testa della moglie Alice, colta di sorpresa nel sonno. Secondo la ricostruzione dell'accaduto fornita sul suo profilo Facebook da Carmelo Abbate, giornalista, opinionista e ospite fisso del programma Quarto Grado, Simone era sul lettone matrimoniale con la figlia di sei anni.

La moglie, invece, era nel letto con la figlia di nove anni nella stanza accanto.

Quando ha sparato alla moglie tre volte, la figlia più grande che dormiva con lei si è svegliata, si è messa a piangere e ad urlare. A quel punto, il papà le avrebbe detto di non preoccuparsi che di lì a poco sarebbe arrivata la nonna. Poi Simone ha realmente chiamato sua madre, dicendole di ascoltare, pochi attimi e la donna ha sentito un boato, le urla di entrambe le nipotine.

Poco dopo, la nipotina più grande ha richiamato la nonna per dirle che il papà aveva sparato alla mamma e che si era sparato.

Tragedia inaspettata, vita virtuale e realtà

"Ti ho dedicato tutta la mia vita, ti amo", aveva scritto il poliziotto nel suo ultimo post su Facebook dedicato alla giovane e bella moglie Alice Bredice, appena qualche ora prima di ucciderla e uccidersi.

E forse, Simone Cosentino quella vita su cui aveva investito tutto il suo capitale umano, temeva di perderla, finire contro la sua volontà. Ci sarebbe stato un principio di crisi nella vita della coppia di cui le rispettive famiglie sarebbero state a conoscenza: le ultme vacanze pasquali le avevano trascorse separati.

Lei, originaria di Sant'Ambrogio di Torino, paese tra i monti della Val di Susa, era partita da sola con le bambine per trascorrere i giorni festivi con il padre e il fratello. Forse lui non accettava l'idea di un'eventuale separazione dalla moglie che aveva conosciuto quando prestava servizio nella polizia stradale in Piemonte: si erano sposati dieci anni fa, ed erano nate la bambine.

Forse sapeva che lei voleva lasciarlo. Per amore di Simone, Alice si era trasferita a Ragusa: non lavorava, si dedicava alla casa, alle figlie, agli animali che amava, a cominciare da un cavallo bianco che proprio Simone le aveva regalato. La famiglia viveva in campagna, in una villetta sulle colline di Ragusa, in una zona isolata, un isolamento che forse col passare degli anni pesava sempre più ad Alice.

All'ingresso della villa, in una cassetta della posta in legno ci sono i due cognomi dei coniugi incisi e un grande cuore al centro: tutto sembrava perfetto agli occhi del mondo, e il loro un rapporto idilliaco, a giudicare dagli scambi di messaggi d'amore su Facebook come dalle immagini postate in cui appaiono belli e sorridenti, genitori di due splendide bambine, una famiglia felice.

Dal virtuale al reale: restano due corpi senza vita e due povere bambine orfane. I suoi colleghi che lo ricordano come un uomo sereno e in ambito professionale sempre ineccepibile, sono sconvolti, ma non credono al gesto d'impulso ma premeditato. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giulia Bisello, sono condotte dalla Squadra Mobile. Gli investigatori vogliono capire cosa sia accaduto negli ultimi quattro giorni, quelli che Simone al rientro di moglie e figlie dal Piemonte si era preso di ferie. "Quando manchi tu, manca qualcosa di bello": era il 24 aprile, sei giorni fa, quando le ha scritto queste righe. Il magistrato di turno ha disposto il sequestro delle salme, ma per il momento non è prevista autopsia.