Olindo e Rosa rimarranno in carcere e continueranno a scontare l'ergastolo per la strage di Erba, uno dei casi giudiziari più eclatanti degli ultimi anni. La corte d'Assise di Como ha infatti deciso di rigettare le istanze presentate dagli avvocati dei coniugi Romano e di non far riesaminare i reperti trovati sulla scena del delitto. Sfuma così anche l'ultima iniziativa legale volta a rivedere la condanna per i quattro omicidi avvenuti nell'appartamento di via Diaz, l'11 dicembre del 2006.

La sentenza

Negli ultimi mesi, la trasmissione di Italia Uno, Le Iene, ha dedicato ampio spazio alla terribile strage di Erba.

Tempo fa, Antonino Monteleone, nel suo servizio realizzato con Marco Occhipinti, aveva reso noto l'incredibile vicenda delle possibili prove mai utilizzate durante il processo e andate in parte distrutte dal personale del Tribunale di Como.

Tra la fine del mese di gennaio e l'inizio di marzo, dunque, l'avvocato dei coniugi Romano, Fabio Schembri, aveva presentato tre diverse istanze per richiedere l'autorizzazione ad effettuare delle analisi e degli accertamenti tecnici non ripetibili su alcuni campioni biologici (come i margini ungueali del piccolo Youssef Marzouk ed altre tracce ematiche) al fine di isolare ipotetici profili genetici che non erano stati rilevati durante le indagini condotte nel 2007.

La corte d'Assise di Como, con una breve nota, ha dichiarato che le istanze presentate dal legale di Rosa Bazzi e Olindo Romano sono state rigettate e ha disposto che, una volta divenuto definitivo il provvedimento, vengano confiscati e distrutti i reperti che ancora si trovano presso l’ufficio corpi di reato del Tribunale di Como.

La sentenza - che va ad applicare quello che è l'orientamento della Cassazione relativamente alle attività di investigazione difensiva - ha ribadito, quindi, che nella richiesta di rinnovare l’istruttoria non può essere ritenuta ammissibile una finalità considerata «meramente esplorativa»; allo stesso tempo, inoltre, ha precisato che nella richiesta di rinnovare l’istruttoria non possono essere consentite tutte quelle investigazioni che all'evidenza appaiono superflue o non idonee a determinare sostanziali modifiche del quadro probatorio.

La richiesta di riaprire il processo di Azouz

Come reso noto sempre dalla trasmissione Le Iene, anche Azouz Marzouk ha deciso di presentare, tramite il suo legale Luca D’Auria, un’istanza presso la Procura generale di Milano per richiedere la riapertura del processo e nuove indagini.

Marzouk - che quella sera di 13 anni fa ha perso la moglie Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef e la suocera Paola Galli - si è detto certo dell'estraneità ai fatti dei coniugi Romano: "Tutto quello che è emerso negli ultimi anni porta a pensare che Olindo e Rosa siano innocenti. Voglio scoprire i veri assassini" ha dichiarato.

Il tunisino, ritornato nel suo paese d'origine, ha sollecitato, quindi nuove indagini, con analisi di intercettazioni e raccolta di testimonianze mai prese in considerazione.

Testimonianze come quella di un extracomunitario che durante il massacro si trovava in un caseggiato di via Diaz o della madre Souad Ferchici. La donna, dopo le confessioni rilasciate dai Romano, era stata avvicinata da uno sconosciuto che le aveva confidato, con certezza, l'innocenza della coppia.