Un nuovo colpo di scena ha mutato il destino di Vincent Lambert, quando ormai sembrava segnato: lunedì sera la Corte d’appello di Parigi ha deciso che i medici dell’ospedale Sébastopol di Reims dovranno continuare a curarlo. Un intervento in extremis dopo una battaglia legale che va avanti da anni. Poche ore prima che i giudici si pronunciassero erano già state avviate le procedure per interrompere l’alimentazione e l’idratazione del paziente. Rimasto vittima di un incidente automobilistico nel 2008, il 43enne Vincent da allora vive in stato vegetativo nel letto della struttura sanitaria.
Secondo la legge francese, data la situazione irreversibile in cui versa l’ex infermiere, sussistevano le condizioni per staccare la spina come hanno chiesto sin dal 2013 gli stessi dottori che lo assistono.
Una vicenda che ha diviso la famiglia di Vincent Lambert
Da quel momento è nato un contenzioso che non ha diviso solamente l’opinione pubblica, ma anche i famigliari di Lambert. Infatti se da un lato sei dei suoi otto fratelli, un nipote e soprattutto la moglie Rachel, che ne ha la tutela legale, sono favorevoli all’interruzione delle cure, dall’altro gli anziani genitori del tetraplegico – Pierre, un medico novantenne e Viviane, fervente cattolica – hanno ingaggiato, insieme a due dei loro figli, una durissima battaglia legale che va avanti da anni per permettere a Vincent di continuare a ricevere assistenza.
La disputa tra chi considera il paziente sottoposto ad un inutile accanimento terapeutico e chi invece non vuole staccare la spina, riconoscendo in lui uno stato di “coscienza minima”, si è allargata coinvolgendo politici, intellettuali ed anche la Chiesa. Perfino Papa Francesco ha lanciato sui social un messaggio in cui esorta a pregare per chi vive in stato di infermità ed a custodire la vita in quanto dono di Dio senza cedere alla “cultura dello scarto”.
Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 20 maggio 2019
La decisione di non staccare la spina
Se il presidente Emmanuel Macron ha preferito non esprimere alcun giudizio sul caso, spiegando di non essere competente a riguardo, sono in molti quelli che si sono schierati.
Del resto nel corso del tempo il Consiglio di Stato francese, la Corte europea dei diritti umani e la ministra della Sanità hanno dato ragione ai medici che curano da anni Vincent, autorizzando la decisione di non alimentarlo più. Tutto sembrava ormai stabilito quando la Corte d’appello ha accolto il ricorso degli anziani genitori. Infatti, in un estremo tentativo di mantenere in vita il figlio, i due si sono rivolti al Comitato Onu per i diritti dei disabili, che ha chiesto del tempo per studiare il caso e potersi esprimere, obbligando di fatto – attraverso i giudici francesi – l’ospedale a riprendere i trattamenti per un periodo di sei mesi. Alla notizia, il padre e la madre di Vincent, che avevano parlato di un vero e proprio caso di eutanasia, di mostruosità dei dottori e di tradimento del loro giuramento d’Ippocrate, hanno festeggiato insieme agli avvocati che li assistono. Mentre Rachel, la moglie di Vincent, ha rivolto a tutti una preghiera: “Lasciatelo andare via da uomo libero”.