Si chiude con una condanna all'ergastolo la triste vicenda che ha visto protagonista la cittadina di Cursi, nel leccese, nel settembre scorso, quando un uomo di 57 anni, Roberto Pappadà, uccise a colpi di pistola in strada tre suoi vicini di casa. Come si ricorderà infatti, l'uomo ormai da tempo aveva dei diverbi con i vicini legati al parcheggio, ma la sera del 28 settembre 2018, qualcosa è andato decisamente storto. Pappadà ha preso un fucile Smith & Wesson calibro 375 magnum, illegalmente detenuto, e ha cominciato a sparare all'impazzata, prima di tutto nei confronti di Andrea Marti, 36 anni, che morì sul colpo.

Quest'ultimo era appena tornato a casa con la sua fidanzata e aveva parcheggiato proprio sotto casa del 57enne.

Altre due vittime

Il killer in quel frangente non si accontentò solo di colpire Marti, ma anche altre persone. La seconda persona ad essere colpita dai proiettili fu il padre di Andrea, Francesco Antonio, che aveva 63 anni. Quest'ultimo era sceso proprio per vedere che cosa stesse succedendo. Gli spari allarmarono tutto il vicinato: a quel punto scese anche la zia di Andrea Marti, Maria Assunta Quarta, la quale restò colpita dai proiettili. Nonostante i soccorsi siano arrivarono in maniera tempestiva per la signora non ci fu niente da fare in quanto morì lungo il tragitto per raggiungere il più vicino nosocomio.

L'assassino in seguito, quando fu interrogato, ammise di aver ucciso i vicini, proprio perché questi ormai da tempo occupavano il tratto di strada antistante al suo portone.

Nella sparatoria fu colpita anche Fernanda Quarta, madre dello stesso 36enne, che però riuscì fortunatamente a fuggire. Fu una mattanza, gli abitanti rimasero sconvolti e ancora oggi stentano a credere a quello che è successo.

Il giudice Simona Panzera, al termine del processo con rito abbreviato, oggi ha stabilito che Pappadà dovrà restare per il resto della sua vita dietro le sbarre. In quanto reo confesso non gli è stato assegnato l'isolamento.

Danno di 2 milioni di euro a testa per quattro familiari delle vittime

Ed è salatissimo il conto che i giudici presentano nei confronti del 57enne: i quattro familiari che si sono costituiti parte civile nel processo avranno diritto ad un risarcimento danni pari a circa 2 milioni di euro a testa.

Le parti civili sono state sostenute dagli avvocati Arcangelo Corvaglia e Marino Giausa. Oggi anche il sostituto procuratore Donatina Buffelli ha invocato il carcere a vita per il killer, che secondo chi indaga ha agito con una ferocia inaudita. La difesa ha chiesto l'attenuante della provocazione per accumulo, in quanto Pappadà avrebbe agito in preda ad una scatto d'ira provocato da quella incresciosa situazione. Ma la corte aveva già le idee chiare su quale sarebbe stato il verdetto.