Quella che arriva da Brindisi, e precisamente dall'area marina protetta di Torre Guaceto, situata a nord del comune capoluogo, nel territorio di Carovigno, è una notizia che sicuramente farà piacere ai numerosi appassionati di archeologia. Infatti, secondo quanto riportato da Brindisi Report, un gruppo di archeologi tedeschi della Landesamt für Denkmalpflege und Archäologie Sachsen-Anhalt di Halle, questa mattina è giunto nei pressi dell'area naturalistica con l'intento di ricercare reperti archeologici collegabili con il famoso Disco di Nebra.

Per i non addetti ai lavori, si tratta di un oggetto particolarmente prezioso risalente all'età del bronzo, quindi ad oltre 2000 anni fa.

Attualmente è custodito presso il museo di Halle, in Sassonia. Il reperto viene considerato la più antica rappresentazione della volta celeste, e venne trovato da alcuni saccheggiatori di tombe tra i boschi del Mittelberg: lì potrebbe essere stato deposto in un arco temporale che va dal 2100 al 1700 a.C.

Opera sottratta ai saccheggiatori nel 2002

La preziosa testimonianza dal passato venne sottratta ai tombaroli nel 2002, e da allora è stata custodita in Sassonia. Gli archeologi hanno scelto Torre Guaceto e Roca Vecchia (Lecce) per le proprie ricerche, poiché in queste località è attestata una frequentazione molto assidua proprio nell'età del Bronzo. In particolare, sulla costa a nord di Brindisi, oltre alla zona dell'area naturalistica in questione, reperti risalenti a tali epoche sono stati ritrovati presso i cosiddetti "scogli di Apani", che si trovano proprio di fronte alla riserva naturale di Torre Guaceto.

Un'area che ancora oggi è ricchissima di materiale archeologico, specialmente sui fondali, interdetti ovviamente a qualsiasi attività se non con il consenso del Consorzio che gestisce l'area naturalistica brindisina. Rino Scarano, archeologo del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, alla stampa locale ha dichiarato che gli studiosi tedeschi realizzeranno una mappatura dei fondali tra questa zona e gli scogli di Apani.

La soprintendente Piccarreta: 'La ricognizione ci permetterà di svelare qualche mistero'

La ricerca è stata commentata anche dalla soprintendente di Archeologia delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, Maria Piccarreta. Innanzitutto ha espresso la propria soddisfazione per l'inizio di questa ricognizione subacquea che verrà effettuata - precisiamo - ricorrendo ad un sottomarino autonomo SeaCat.

Il fine ultimo del progetto è quello di svelare il modo in cui queste conoscenze astronomiche siano giunte in Europa Settentrionale, visto che le prime rappresentazioni del cielo - almeno quelle considerate più antiche - risalgono all'Antico Egitto e alla Mesopotamia.

Sicuramente grazie a questi studi sarà possibile far luce su moltissimi aspetti del passato. Ricordiamo che di recente proprio la costa nord di Brindisi è stata oggetto di importanti ritrovamenti archeologici: nei pressi di Punta del Serrone, di fronte ad un noto lido della zona, sono state trovate delle anfore risalenti addirittura all'epoca fenicia, questo a dimostrazione degli intensi traffici commerciali che l'Adriatico aveva con il Vicino Oriente.