L'urlo straziante del nonno, la corsa della mamma medico che tenta di rianimarla, ma nulla può fare per salvare la figlia, perché la bambina di 16 mesi è morta sul colpo e allora, sotto choc, Agnese D'Avino, 31 anni, di fronte al peggiore dei castighi della vita, sviene. La figlia è precipitata dal secondo piano di un villino di San Gennaro Vesuviano, paese alle pendici del vulcano: a lanciarla, lunedì mattina, è stato suo padre, Salvatore Narciso, di 35 anni, che qualche istante dopo si è a sua volta gettato dallo stesso balcone. La tragedia della follia si è consumata in pochi istanti.

Trasferito all'ospedale Cardarelli di Napoli, l'uomo ha subito un intervento alla colonna vertebrale. Poi ieri, interrogato dagli inquirenti, ha fatto scena muta. Resta piantonato dai carabinieri.

Cosa è accaduto

I macabri fatti sono avvenuti nella casa della nonna materna a San Gennaro Vesuviano: i genitori della bambina, invece, vivono a Caserta. Lunedì, Salvatore Narciso era con la moglie Agnese e la figlia Ginevra di 16 mesi nella villetta monofamiliare dei suoceri in via Tenente Cozzolino, al centro del paese. Mentre facevano colazione, la bambina ha fatto cadere del latte sulla tovaglia. Savio ha detto alla moglie di andare a mettere la tovaglia in lavatrice. Con questo pretesto ha preso la bambina in braccio: nessuno dei presenti si è allarmato perché, in condizioni normali, un padre che stringe a sé una figlia non è motivo di preoccupazione.

Invece l'uomo è salito al piano di sopra e l'ha lanciata dal balcone, gettandosi a sua volta dopo poco. Ma l'esito del duplice gesto è stato ben diverso: la piccola è morta sul colpo e i soccorsi non sono serviti a nulla: l'altezza da cui è stata lanciata da suo padre non le ha dato scampo. Il suo gracile corpicino è finito contro il mattonato rosso del cortile della villetta.

Il padre è sopravvissuto: trasportato all'ospedale Cardarelli di Napoli, lunedì pomeriggio è stato operato ed è fuori pericolo. L'uomo che è rimasto sempre cosciente, ieri, interrogato dal pm della procura di Nola, non ha parlato, così come nelle ore precedenti non aveva proferito parola con i carabinieri e non ha fornito alcuna spiegazione del suo gesto.

Il magistrato l'ha trovato 'provato' e ha deciso di rinviare l'interrogatorio a data da destinarsi dopo aver sentito il parere dei medici.

'Ho sposato un mostro, lui è il diavolo'

"Sono sempre i sogni a dare forma al mondo", aveva scritto Agnese D'avino sulla sua pagina Facebook in cui compare sorridente in abito da sposa nel giorno del matrimonio con Salvatore. Ma proprio il marito ha spezzato i suoi sogni tramutando la realtà in un incubo funestato dal peggiore dei lutti: la morte della propria figlia, e non per cause accidentali. Savio e Agnese erano sposati da appena tre anni. All'apparenza, sembravano una coppia normale, come tante. A Caserta, lei, dopo tanti anni di studio e aver conseguito una laurea in medicina, lavora in ospedale come dottoressa, mentre lui è impiegato nello studio legale del fratello.

Sedici mesi fa, l'unione era stata coronata dalla nascita della figlia Agnese. Un'esistenza scandita dagli impegni professionali e familiari, dalla gioia di veder crescere la bambina. Poi le frequentazioni di amici e le vacanze estive, di solito in Cilento. Mamma, papà e bambina dovevano trascorrere le ferie al mare, ad Agropoli: avevano deciso di fare prima una tappa a casa dei genitori di lei. Un quadretto familiare che sembrava sereno: e invece, la realtà talvolta nasconde una facciata folle oltre gli scenari di normalità e rassicurante routine.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la sera prima dei terribili fatti c'è stato un litigio acceso tra i coniugi: Agnese aveva deciso di separarsi dal marito a causa delle continue bugie di lui.

Aveva scoperto che non era avvocato dello studio legale del padre Biagio in cui lavorava, come le diceva, ma solo impiegato. Continue bugie che avrebbero incrinato la fiducia della moglie. Ma come e perché l'uomo possa essere arrivato a compiere un gesto tanto atroce, il peggiore dei crimini, resta inspiegabile. O l'unica spiegazione plausibile è quella fornita proprio da Agnese: "E' un animale. Anzi no, gli animali hanno più dignità. Ho sposato un mostro, è il diavolo".

Il nonno, padre di Agnese, disperato, rammaricandosi di aver lasciato la famiglia, ipotizzando che se fosse stato presente avrebbe evitato la tragedia, ha cercato di vedere la bambina un'ultima volta: qualcuno, per un attimo, ha alzato il telo che copriva il corpicino della bimba.

Ma un conoscente, nonno e padre come il nonno di Ginevra, gli ha detto amorevolmente per proteggerlo: "Evita, evita, ricordiamocela così com'era, un angioletto che sorrideva". A San Gennaro Vesuviano ora tutti piangono Ginevra, anche chi non la conosceva perché non è ammissibile che un padre che avrebbe dovuto proteggere la propria creatura, invece l'abbia uccisa. "Cosa gli è passato per la testa. Se proprio voleva, si uccideva da solo, quale peccato ha fatto una piccina di un anno?", dicono gli anziani del posto. E intanto si scatena la rabbia collettiva. "Devi marcire in galera", è la condanna emessa dal popolo social verso il padre assassino.