Il Rap, in Italia come nel resto del mondo, ha ormai consolidato il suo ruolo di genere musicale di riferimento delle nuove generazioni. A dirlo, oltre agli addetti ai lavori, sono anche e soprattutto i numeri registrati negli ultimi anni, sia a livello di concerti che di vendite e di ascolti in streaming.

Sono ancora tantissimi però i detrattori generici di questo linguaggio musicale, così distante dai canoni preesistenti della musica mainstream, sia dal punto di vista meramente tecnico-musicale che del contenuto.

Tanti opinionisti considerano infatti il rap come un genere musicale violento, dannoso e diseducativo, soprattutto per gli ascoltatori più giovani, che rappresentano la fetta di mercato più significativa.

Tra questi c'è sicuramente Don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, una frazione di Piacenza.

Il parroco è un accanito detrattore di molti rapper italiani, e domenica scorsa, durante l'omelia, sarebbe arrivato addirittura a definirli 'st****i'. Questo è quanto riferisce l'edizione cartacea del Quotidiano Nazionale, che ha raggiunto il parroco per un'intervista, chiedendogli conto delle sue dichiarazioni.

Il parroco anti-rap

Don Pietro non si è tirato indietro, anzi, ha decisamente rincarato la dose, arrivando ad affermare che se dovesse mai incontrare uno dei rapper che contesta, proverebbe addirittura a picchiarlo.

Queste le sue parole: "I vostri figli ascoltano la musica di questi stro...., che si rivolgono a dei dodicenni affermando che la vita finisce in niente. Ripeto quello che ho già dichiarato durante la predica di domenica scorsa: se ne incontro uno lo picchio, poi sicuramente mi picchia anche lui, ma io mi ci butto dentro in ogni caso, perché non è accettabile che i nostri adolescenti recepiscano i contenuti di questa gente, secondo cui ciò conta nella vita è solo la carriera, le donne, il denaro e le droghe".

'Sfruttano le sofferenze dei giovani'

Nel corso dell'intervista Don Pietro Cesena ha continuato ad approfondire ed argomentare il suo punto di vista, descrivendo il ruolo del rapper come un qualcosa recepito dai ragazzi in maniera parzialmente sostitutiva alla funzione genitoriale.

Secondo Don Pietro, i rapper – da lui descritti come 'pseudo artisti' – sfrutterebbero le sofferenze che spesso i ragazzi di oggi si trovano a dover affrontare, inclusa la carenza di comunicazione con i genitori e la dimensione competitiva, spinta fino all'estremo, della società contemporanea. L'interesse dei giovani verso il rap sarebbe quindi da intendere come uno sfogo, che però, secondo il prete, sarebbe a dir poco pericoloso e diseducativo.

Successivamente, interpellato relativamente a quale potrebbe essere un genere musicale idoneo ai giovani, il parroco ha descritto come consono qualsiasi genere musicale con 'messaggi positivi', includendo il rock, di cui, a detta sua, sarebbe un appassionato.