Aveva tutta la vita davanti, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, 35 anni: nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, è stato ferocemente assassinato mentre svolgeva il suo lavoro. Con il collega Andrea Varriale, rimasto ferito, stava arrestando gli autori di uno scippo e di una tentata estorsione.

Ieri, dopo una caccia serrata, sono stati fermati due cittadini Usa, i californiani Lee Elder Finnegan di 19 anni e Gabriel Christian Natale Hjorth, di 18. Dei due, Lee ha confessato il delitto, ma l'altro fermato è anch'esso indagato per tentata estorsione e omicidio aggravato in concorso. Entrambi si trovano in isolamento nel carcere di Regina Coeli per pericolo di fuga.

Lunedì scorso, Rega, originario di Somma Vesuviana, Napoli, ma da 10 anni in servizio a Roma presso la stazione di Piazza Farnese, era tornato dal viaggio di nozze in Madagascar con la sua sposa, Rosa Maria Esilio. Non aveva neanche disfatto le valigie e subito aveva ripreso il servizio con la sua abituale dedizione e l'immutabile senso del dovere. Lunedì alle 12:00 a Somma Vesuviana si svolgeranno i funerali nella stessa chiesa in cui con la divisa d'ordinanza e raggiante di felicità poco più di un mese fa si era sposato.

Agguato, caccia al killer, confessione

E' di San Francisco l'omicida del carabiniere: nella Capitale per una vacanza studio, con il coetaneo passava il tempo cercando droga.

La confessione di Lee è arrivata dopo oltre dieci ore di interrogatorio. Il ragazzo con le meches bionde, ritenuto in un primo momento, a torto, un nordafricano, era pronto a fuggire: aveva prenotato un volo partito ieri sera senza di lui e il suo complice, per fare ritorno negli Stati Uniti.

I punti oscuri della vicenda sono ancora tanti.

Secondo la ricostruzione fatta finora dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, dall'aggiunto Nunzia D'Elia e dal pm Maria Sabina Calabretta, anche grazie alla testimonianza del collega di Rega, Andrea Varriale, in servizio con lui la notte dell'agguato, i due americani la sera di giovedì a piazza Mastai, Trastevere, hanno scippato un borsello che sembra contenesse soldi, droga, un cellulare, a un pusher per vendicarsi dell'inganno subito.

Aveva spacciato loro aspirina anziché cocaina. Chiamando il suo numero, lo spacciatore ha dato appuntamento ai due per recuperare la borsa. In cambio, gli americani chiedevano 100 euro e cocaina. Ma all'incontro alle tre di notte in via Pietro Cossa, a due passi dal palazzo di Giustizia, c'erano i carabinieri in borghese. Resta da capire perché il pusher li abbia chiamati. Quando i militari si sono qualificati per arrestarli, è nata una colluttazione: Lee ha tirato fuori un coltello con il quale ha colpito Rega otto volte, il colpo mortale al cuore. Perché era andato armato all'appuntamento? L'altro ha picchiato il secondo carabiniere. Poi i due sono scappati.

Dopo ore, i carabinieri li hanno stanati a pochi metri di distanza dal luogo dell'agguato, presso l'hotel Meridien Visconti, albergo da 200 euro a notte.

Nella camera 109 in cui alloggiavano, le valigie già pronte, sono stati trovati abiti sporchi e il coltello nascosto dietro a un pannello del soffitto. "Non pensavo fosse un militare", ha detto Lee per discolparsi, subito smentito dall'amico con cui ora si accusano a vicenda. Decisivi elementi per inchiodarli, le immagini delle telecamere della zona, i tabulati telefonici, le testimonianze del portiere e del facchino dell'albergo. Il borsello rubato è stato trovato in una fioriera dell'hotel.

Mario Cerciello Rega, eroe 'normale'

Un ragazzo dal cuore d'oro, un buono per talento naturale, un eroe 'normale' che non ostentava meriti e virtù. Disponibile e generoso, sempre, come testimoniato dal suo comandante di stazione, Sandro Ottaviani, Mario Cerciello nella sua breve vita si è sempre dedicato agli altri.

Accompagnava in pellegrinaggio a Lourdes e a Loreto le persone bisognose come barelliere. Ogni martedì sera si dedicava a portare cibo e coperte ai senza fissa dimora nei pressi delle stazioni di Roma. Attività per le quali rinunciava ai giorni di riposo o alle ferie. Era volontario nell'assistenza ai malati, come sua moglie, per conto dell'Ordine di Malta, che gli ha conferito, nel 2013 un'onorificenza, una medaglia di bronzo. Quattro anni fa, aveva ricevuto un encomio dall'Arma: aveva accompagnato una bimba e la madre all'ospedale Bambin Gesù ed era rimasto tutta la notte al pronto soccorso finché non si era sincerato che fosse fuori pericolo. Mario che aveva perso il padre 13 anni fa, si occupava della mamma della sorella di 13 anni e del fratello.

Fuori della caserma di piazza Farnese, tanti mazzi di fiori, biglietti di cordoglio per testimoniare affetto e riconoscenza da parte di chi l'ha conosciuto e una scritta: "Eroe della patria, giustizia per Mario". I colleghi di Guardia di Finanza e Polizia di Stato gli hanno tributato un saluto speciale: a sirene spiegate, hanno raggiunto la sede del Comando Generale dell'Arma in viale Romania e lì sono rimasti per alcuni minuti. Il presidente, Sergio Mattarella, ha espresso vicinanza alla famiglia. "Me lo hanno ammazzato", la disperazione di Rosa Maria non ha fine. Oggi pomeriggio l'autopsia, ma anche l'interrogatorio per la convalida del fermo dei due americani. Domani la camera ardente nella caserma Farnese.