La Cable News Network CNN ha reso noto oggi un fatto di cronaca verificatosi in Ohio, stato federale degli Stati Uniti d'America: una coppia della città di Delaware, che ha potuto far nascere nel 1994 la loro unica figlia Rebecca Cartellone, grazie alla fecondazione in vitro, ha scoperto dopo ventiquattro anni, che il padre Joseph non sarebbe biologicamente il genitore di Rebecca.

La tecnica di fertilità che ha permesso la nascita di Rebecca prevede l'inseminazione in provetta dell'ovulo ed il successivo reimpianto dell'embrione nell'utero: sembra però che l'embrione della madre, Jennifer, non avesse ricevuto lo sperma del marito bensì quello di un altro uomo.

Il test del Dna

La scoperta è avvenuta tramite l'effettuazione del test del Dna con un kit di ricevuto come regalo di Natale dalla famiglia. Il fatto ha sconvolto la giovane, residente a Dublin, e le ha creato un comprensibile disagio emotivo ed identitario, dopo aver ricevuto i risultati verso fine gennaio. Successivamente il padre che l'ha cresciuta, avrebbe contattato l'azienda produttrice del kit del test di Dna per chiederne spiegazioni, confidando in un possibile errore, smentito successivamente.

A questo punto la famiglia Cartellone ha cercato di identificare il possibile padre biologico, utilizzando i dati forniti dal test del Dna di Rebecca: sarebbero stati individuati alcuni ipotizzabili candidati tra cui un uomo che avrebbe lavorato proprio all'interno dell'ospedale in cui è nata la ragazza, nosocomio che al momento non desidera commentare pubblicamente il fatto.

La citazione in giudizio dell'ospedale e dell'Istituto

È stata quindi intentata una causa nella Contea di Hamilton in Ohio, citando in giudizio The Christ Hospital, l'ospedale fondato nel 1889 a Cincinnati in Ohio negli Stati Uniti e l'affiliato all'Institute for Reproductive Health and Ovation Fertility di Cincinnati, anche se sembra che quest'ultimo avrebbe iniziato la sua attività solamente nel 2000.

L'intento sarebbe quello di poter comprendere le dinamiche di questo fatto e le relative responsabilità: l'amministratore delegato Joseph C. Peiffer dello studio legale Peiffer Wolf Carr & Kane, ha definito il caso come "un enorme tradimento di fiducia", non essendo inoltre l'unica famiglia ad aver dovuto affrontare un fatto simile.

È stato chiesto un risarcimento economico e sono stati sollecitati maggiori controlli e supervisioni per evitare episodi simili, proponendo ai futuri genitori di sottoporsi ad un test del Dna sugli embrioni fecondati, prima del loro impianto in utero, per poter ricevere la massima trasparenza su tutti i processi di fecondazione in vitro.

Non è ancora noto chi sia il padre biologico della ragazza, informazione che si rivelerebbe utile anche anche per comprendere la sua storia medica, nonché per scoprire l'eventuale esistenza di fratelli, sorelle e dei nonni biologici paterni. La famiglia si domanda inoltre se lo sperma del signor Cartellone sia stato utilizzato in altre fecondazioni, sollevando inevitabili ulteriori questioni in merito.