“Ha avuto sempre paura degli aghi”. Andrea, il fratello di Federico Bertollo non ha dubbi sul fatto che il 23enne non avesse mai provato l’eroina prima di lunedì pomeriggio, quando è morto per overdose. Ad iniettargli la droga sarebbe stato lo spacciatore che gliel’aveva procurata, I. S., un restauratore di 49 anni che già in passato aveva avuto problemi con la giustizia. Il pusher è stato arrestato con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre è sospettato di aver favorito il decesso del giovane: ora è detenuto nel carcere di Padova, dopo che anche il referto dell’ospedale ha confermato la causa della scomparsa del ragazzo.
A quanto pare I. S., che ha ricevuto la vittima a casa sua, potrebbe aver esagerato con la dose iniettata nelle vene del suo cliente.
Un tragico incidente a 14 anni
Il Corriere della Sera rivela alcuni particolari sulla storia di Federico Bertollo, tramite la testimonianza del fratello della vittima, che fanno comprendere come sia finito in quel brutto giro. Il ragazzo era residente a Cittadella e proveniva da una famiglia agiata: il padre Annibale è un noto medico, mentre il fratello fa l’avvocato. Un giovane sensibile con tanti amici, una fidanzata e molteplici interessi, come la musica, con anni di studio al conservatorio, il teatro, dove aveva recitato in diversi musical, e la scrittura, con tanto di premi letterari per il suo romanzo.
Poi, circa dieci anni fa, era accaduto l’evento destinato a cambiargli per sempre la vita: un grave incidente mentre era in bicicletta, a soli 14 anni, per il quale era finito in coma per un mese. Per fortuna si era salvato, ma aveva dovuto impegnarsi per almeno un anno nella riabilitazione. Infatti la parte sinistra del corpo era paralizzata e lo costringeva a muoversi zoppicando.
Il tentativo di tornare alla vita normale era stato un disastro, con le prese in giro dei coetanei, il bullismo nei suoi confronti e soprattutto l’incapacità nel riuscire ad accettare la propria condizione. Non poteva più suonare la chitarra come un tempo, ma, per provare a reagire, aveva cominciato a studiare canto e ripreso a scrivere.
Forse c’era altra gente nell’appartamento dello spacciatore
In realtà Federico non si sarebbe più ripreso psicologicamente da quel tragico evento, tanto che avrebbe cominciato a frequentare 'cattive compagnie', fino ai primi problemi di tossicodipendenza, legati al consumo di cocaina. Un tunnel da cui aveva cercato di uscire un anno fa, quando aveva iniziato con l’analisi, si era dedicato ad un nuovo lavoro in comunità ed aveva pensato anche di riprendere gli studi al conservatorio. Tuttavia anche nei periodi più bui non si sarebbe mai avvicinato all’eroina, grazie alla sua fobia per gli aghi. Pure i carabinieri ritengono che quello di lunedì sia stata la prima volta per Federico, purtroppo con un tragico finale.
Arrivati nell’abitazione, i militari dell’Arma hanno sequestrato diverse dosi di droga e tutto ciò che era stato necessario per predisporre la siringa fatale. Inoltre ci sarebbero diversi punti ancora oscuri nella vicenda: si teme che i soccorsi siano stati chiamati con un certo ritardo, condannando a morte il giovane in overdose. Inoltre quel pomeriggio nell’appartamento forse c’erano anche altre persone che, avendo qualcosa da nascondere, potrebbero aver fatto perdere tempo prezioso.