Otto anni fa uccise la moglie appena 28 enne, 'colpevole' di intralciare una relazione clandestina che aveva scoperto, straziandola con 35 coltellate. Il delitto di Melania Rea, in particolare per la ferocia che l'ha contraddistinto, ha sconvolto l'opinione pubblica: fu e resta uno dei casi più atroci degli ultimi anni di Cronaca Nera. L'ex militare Salvatore Parolisi, attualmente recluso nel carcere milanese di Bollate dove sconta una condanna a 20 anni, potrebbe però usufruire di permessi premio grazie alla buona condotta.

Parolisi, indiscrezione su permessi premio

A diffondere l'indiscrezione, è stato il settimanale Giallo diretto da Andrea Biavardi. L'ex Caporal Maggiore dell'Esercito, oggi 40 enne, starebbe seguendo con profitto il percorso riabilitativo nella struttura carceraria di Bollate dove è rinchiuso, partecipando a tutte le attività proposte. In carcere, lavora e studia giurisprudenza per essere addentro le dinamiche processuali. Unico indagato ed imputato per l'omicidio di sua moglie, si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, proclamando la sua innocenza.

Trascorsi otto anni di detenzione, secondo voci insistenti, conta di rifarsi una vita cominciando a breve ad usufruire di permessi premio previsti dall'ordinamento giudiziario italiano scontata metà della pena, che lo porterebbero a poter stare a casa 45 giorni all'anno.

Parolisi in primo grado era stato condannato all'ergastolo per omicidio e vilipendio di cadavere. La condanna era poi stata tramutata in 30 anni di reclusione in Appello. Ma la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio alla Corte d'Assise d'Appello di Perugia, che lo ha infine condannato a 20 anni, confermati poi dalla Suprema Corte.

Ha così beneficiato di un notevole sconto di pena perché i giudici hanno escluso l'aggravante della crudeltà, seppure le indagini abbiano messo in luce un tentativo di depistaggio infierendo sul corpo martoriato della moglie.

La notizia ha scosso i familiari di Melania che chiedono come sia possibile concedere permessi premio dopo un delitto tanto efferato.

"Per noi sarebbe come ucciderla di nuovo", ha detto il fratello Michele Rea, sottolineando che in questi anni Parolisi non si è mai pentito e non ha mai chiesto scusa. "Io penso che una persona condannata in via definitiva per omicidio ,non debba mai usufruire di benefici, ma debba scontare in galera l’intera pena stabilita dai giudici", ha detto. Secondo Michele, la pena non è stata esemplare e concedere dei premi significherebbe dimenticare chi è stata la vera vittima. "Ha ucciso la moglie e lasciato senza madre una bimba di appena due anni". Della bambina della quale il padre ha perso la patria potestà, lo zio dice che sa tutto e affronta la sua realtà, ma sottolinea che è grazie al supporto dei nonni materni che l'hanno cresciuta in questi anni, non certo del padre.

L'omicidio

Melania Rea fu uccisa il 18 aprile del 2011 nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto sotto gli occhi della figlioletta Vittoria che all'epoca dei fatti aveva 18 mesi e oggi ha dieci anni e sta per iniziare la quinta elementare.

Era stato proprio il marito, l'ex Caporal Maggiore dell'Esercito, Parolisi, a denunciarne la scomparsa. Il ritrovamento del corpo della giovane mamma avvenne il 20 aprile dopo una telefonata anonima agli inquirenti partita da Teramo. Melania, originaria di Somma Vesuviana, si era trasferita a Folignano, provincia di Ascoli Piceno, per seguire il marito di stanza alla caserma del 235° reggimento piceno che dista pochi chilometri dal luogo del delitto.

Squallido e persino banale, il movente dell'omicidio: Parolisi aveva un'amante, la soldatessa Ludovica P., che lo pressava, avendogli lui promesso che avrebbe lasciato Melania, che pure aveva sopportato e perdonato i suoi continui tradimenti. In quei giorni di vacanze pasquali, era atteso ad Amalfi dai genitori di Ludovica che volevano conoscerlo e gli avevano già prenotato una stanza d'albergo. A Ludovica che non ammetteva più scuse o ragioni, come gli scrisse in un messaggio, aveva garantito che sarebbe andato a trovarla, di aver già parlato di separazione sia con Melania che con i suoceri, cosa che non era. D'altraparte, doveva partire per le vacanze pasquali con moglie e figlia.

Secondo le sentenze, l'omicidio è avvenuto in una situazione senza uscita in cui il reo si era messo con le sue mani: stretto tra gli obblighi matrimoniali e le richieste insistenti dell'amante.

Melania si era dimostrata donna di carattere: scoperto il tradimento, aveva affrontato due volte Ludovica a telefono e non avrebbe mai accettato di separarsi. Il giorno dell'omicidio, Parolisi la convinse a seguirlo per condividere un momento d'intimità dietro la casetta in legno del bosco delle Casermette, per poi ucciderla. Quindi, con lucidità e freddezza, si allontanò con la figlioletta imbastendo la storia di un allontanamento volontario della moglie dalle zone delle altalene per andare al bagno. Oggi, ai legali ai quali scrive spesso in attesa di permessi premio, Parolisi avrebbe confidato di essersi avvicinato alla fede.