Continuano ad arrivare notizie drammatiche dalla Siria. I curdi (attraverso le dichiarazioni dell'amministrazione autonoma curda) infatti, hanno accusato la Turchia di utilizzare armi chimiche (napalm e fosforo bianco) nei bombardamenti contro la popolazione curda. La Turchia, a sua volta, respinge le accuse: "Mai usate armi proibite dalle convenzioni internazionali", e a sua volta attacca: "Armi chimiche usate dai curdi per poter accusare noi". Un rimpallo di responsabilità, dunque, ma nel frattempo le persone muoiono fra atroci sofferenze, come l'immagine del volto corroso di un bambino dimostra.

Il sospetto uso di armi chimiche nella città di Ras al-Ayn

La Turchia, secondo le accuse curde, avrebbero utilizzato napalm e fosforo bianco durante l'attacco di terra ed aereo nella città di Ras al-Ayn, città posta nel nord-est della Siria. La denuncia è arrivata da Mustafa Bali, portavoce della "Forze Democratiche siriane a maggioranza curda", che richiede anche l'aiuto delle organizzazioni internazionali in quanto le strutture ospedaliere del nord-est siriano "mancano di esperti dopo che le Ong si sono ritirate non appena iniziato l'attacco turco". La Turchia avrebbe utilizzato armi chimiche "a causa della strenua resistenza dei miliziani curdi, che dopo 8 giorni non avevano permesso alle milizie turche di conquistare la città".

Secondo quanto dichiarato dalla direzione sanitaria siriana i feriti sarebbero centinaia, molti non raggiungibili a causa dei continui attacchi aerei turchi. Decine i civili in fin di vita.

La Turchia, intanto, respinge ogni accusa. Anzi, a sua volta accusa i curdi attraverso la voce del ministro della Difesa Hulusi Akak: "I curdi hanno utilizzato le armi chimiche in modo da avere i motivi per attaccarci".

Mentre il mondo cerca una soluzione, in Siria continuano i morti

Numerosi, nelle ultime ore, i tentativi diplomatici per far cessare l'azione militare turca. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella giornata di ieri, avrebbe inviato al presidente turco Erdogan una lettera in cui lo esortava a interrompere immediatamente l'attacco in Siria.

Lettera che, secondo quanto riferito dalla BBC turca, sarebbe stata immediatamente cestinata da Erdogan. Anche il premier italiano Giuseppe Conte ha provato nelle ultime ore a far desistere dall'attacco Erdogan: nella giornata di oggi, giovedì 17 ottobre, Conte avrebbe avuto per oltre un'ora un colloquio telefonico con Erdogan. Anche in questo caso, tuttavia, il tentativo diplomatico sarebbe fallito.

Il presidente Erdogan, infatti, non avrebbe alcune intenzione di bloccare l'attacco. E nel mentre che il Mondo si interroga sul da farsi, in Siria si continua a morire. L'immagine del bambino che, tra atroci sofferenze e con il corpo corroso, rivolge lo sguardo all'obiettivo deve essere un monito al mondo. Perché la situazione umanitaria sta sfuggendo di mano e la comunità internazionale non può più nascondersi dietro un flebile silenzio che risulterebbe essere un silenzio complice di queste barbarie.