Dal 10 ottobre è riesplosa la guerra in Siria, anche se gli scontri a fuoco non sono mai cessati. La Turchia di Erdogan, infatti, ha dato il via all'attacco contro i curdi, gruppo etnico che ha combattuto l'ISIS e che risiede nel nord-est della Siria. Una guerra, quella siriana, iniziata ufficialmente nel marzo del 2011 quando si svolsero le prime manifestazioni pubbliche contro il governo centrale. Era il periodo delle Primavere arabe, in cui in Medio Oriente e in Nord Africa ampi gruppi di popolazione scesero in piazza contro i governi centrali.
Tali agitazioni, in Siria, divennero una vera e propria guerra civile nel 2012: l'obiettivo primario dei manifestanti era quello di spingere il presidente Assad alle dimissioni.
Siria: drammatica la situazione attuale
Il perdurare delle tensioni e la violenza degli scontri portarono le attenzioni della comunità internazionale sulla situazione siriana. In particolare, di rilievo fu la spaccatura che si ebbe in ambito ONU tra gli Stati Uniti (sostenitori dei ribelli antigovernativi) e la Russia (sostenitori di Assad). In breve tempo, in Siria si ebbe una vera e propria guerra tra la fazione governativa e i ribelli, con una continua lotta per la conquista di città e territori. A partire da aprile 2012 le truppe governative iniziarono a colpire anche i civili, provocando le prime dure reazioni internazionali (molte nazioni occidentali decisero di espellere dai loro paesi gli ambasciatori siriani).
Molti Stati internazionali diedero il loro sostegno ai ribelli (spesso finanziandoli o rifornendoli di armi), mentre Russia e Iran continuarono ad appoggiare Assad. La guerra continuò incessantemente fino al 2013, quando al conflitto si unì lo Stato Islamico (nato dalle ceneri dei gruppi estremisti che fino a quel momento combattevano al fianco delle truppe governative).
Scoppiò, in breve, un violento conflitto tra ribelli e islamisti che si risolse a favore dei primi grazie ai bombardamenti della coalizione internazionale e grazie alla popolazione curda, che diede un contributo fondamentale. La guerra civile provocò centinaia di migliaia di vittime (stime della SOHR parlano di circa 400.000 vittime).
L'attacco turco contro i curdi in Siria
Ieri, 10 ottobre, la Turchia ha annunciato l'attacco contro i curdi nel Nord-Est siriano. La Turchia, seppur appoggiando i ribelli durante la guerra civile, non ha mai visto di buon occhio il gruppo etnico curdo considerato un "gruppo terroristico". I curdi, fino a pochi giorni fa, erano difesi dalle truppe statunitensi; tuttavia, il presidente USA Trump , mosso dalla volontà di non interferire nelle vicissitudini turche e dalla convinzione che l'ISIS sia ormai del tutto sconfitta, ha deciso qualche giorno fa di ritirare le truppe. Ciò ha, nei fatti, permesso alla Turchia di Erdogan di dare il via all'attacco. Attacco che è stato duramente condannato dalla comunità internazionale: l'Italia ha convocato, nel pomeriggio odierno, l'ambasciatore turco.
Lo stesso Trump, sotto le pressioni interne ed internazionali, ora minaccia la Turchia di applicare delle sanzioni economiche. Tuttavia l'offensiva turca continua: avrebbe già provocato una decina di vittime (fra cui civili) e secondo l'ONU sarebbero circa 60.000 i civili in fuga. La Turchia ha intanto minacciato l'Europa: nel caso di interferenza europea, Erdogan si è detto pronto a mandare "3,6 milioni di profughi" verso il Vecchio Continente. Infine, molte associazioni internazionali lanciano un allarme ISIS: si teme, infatti, che l'attacco turco possa dare nuovo slancio agli estremisti islamici. La situazione è tesa: tutto il mondo ha gli occhi puntati, ancora una volta, sulla Siria. Protagonista, suo malgrado, di quella che pare come una guerra infinita.