L’asta si è svolta a Pescara lo scorso 30 ottobre, nel silenzio generale. Un ignoto acquirente si è aggiudicato un lotto formato dalle bottiglie di Vino, birra e champagne, scampate alla violenta valanga che il 18 gennaio 2017 ha travolto l’Hotel Rigopiano a Farindola (in provincia di Pescara), sul Gran Sasso, uccidendo 29 persone.

La macabra scoperta è stata fatta dall’avvocato Romolo Reboa, che con altri colleghi difende le famiglie di quattro tra le vittime della tragedia. Si è saputo che a mettere in vendita i beni è stato Sergio Iannucci, il legale che è curatore del fallimento della Del Rosso srl.

La notizia che qualcuno sia entrato in possesso di quei macabri “souvenir” ha destato numerose polemiche e fatto sorgere molti dubbi sul ruolo della società fallita, che risulta proprietaria di tutte le suppellettili presenti nella struttura alberghiera. Infatti l’avvocato Reboa, leggendo la perizia allegata al bando d’asta, ha scoperto che sono tuttora in vendita numerosi beni recuperati dopo il disastro. Sul sito “Aste Giudiziarie” sarebbe tuttora possibile acquistare diversi altri oggetti recuperati dal resort.

I beni recuperati dal resort e messi all’asta

Si è saputo che l’ignoto partecipante all’asta che si è aggiudicato il lotto di bottiglie di vini pregiati ha fatto un’offerta finale di 1.800 euro dopo diversi rilanci, visto che il prezzo di partenza era di 700 euro.

Una notizia che ha sconvolto alcuni dei parenti delle vittime, che ora chiedono alle autorità di intervenire per bloccare il macabro commercio di “souvenir” della tragedia. Infatti leggendo la perizia si scopre che sono stati creati 15 lotti, con un valore iniziale che arriva anche ai 6mila euro di un gruppo elettrogeno.

Si tratta per la maggior parte di oggetti intravisti nelle immagini che mostravano ciò che restava degli interni dell’Hotel Rigopiano, una volta che i soccorritori erano riusciti a raggiungere la struttura, ricoperta fino al tetto dalla neve: gli arredi – inseriti in un lotto che comprende quadri, specchi, librerie, sculture, poltrone, tavoli e scrivanie – e altre suppellettili scampate al disastro, ma anche l’autoclave del resort, una vasca idromassaggio, una sega da banco, le caldaie della struttura con il pellet.

Le spiegazioni del curatore fallimentare

Secondo l’avvocato Reboa, il curatore fallimentare che ha messo in vendita tutti questi beni, certamente con l’autorizzazione del Giudice Delegato, non è stato mai ascoltato nelle inchieste penali relative al disastro. Per il legale si tratta di un testimone importante, che potrebbe fornire informazioni utili e che sarà convocato per un’audizione in sede di indagini difensive.

Dal canto suo il curatore Sergio Iannucci ha immediatamente rilasciato una dichiarazione all’Adnkronos, spiegando che i beni appartengono alla società che gestiva l’albergo, debitrice nei confronti della procedura fallimentare. Non avendo altre risorse per saldarlo, si è deciso di cedere questi oggetti per pagare almeno una parte della somma dovuta. Non ci sarebbe quindi nessun collegamento tra i lotti messi all’asta e le vicende collegate alla valanga che ha distrutto il resort, né tantomeno con le vittime della tragedia. Inoltre il curatore ha voluto sottolineare come l’accesso all’albergo per prelevare tutto quello che si era salvato è avvenuto insieme ai carabinieri, con autorizzazione della Procura della Repubblica e del Gip.