Tutto è iniziato come un gioco, ma nel giro di poche ore, la situazione è degenerata. Un ragazzino di 13 anni, di Pogliano Milanese (hinterland di Milano) qualche giorno fa, ha deciso di lanciare una "challenge" (una sfida) tra i compagni di scuola e ha creato un gruppo WhatsApp. La situazione, però, è presto degenerata e i giovanissimi si sono trovati a condividere anche immagini violente, contenuti razzisti e video a luci rosse. A raccontare la vicenda è stato il quotidiano 'Il Giorno'.
Il 'gioco' è sfuggito di mano
Il ragazzino, un po' per noia, un po' per gioco, da casa ha creato una chat su WhatsApp con l'obiettivo dichiarato di superare le 500 persone iscritte.
Per farlo, ha coinvolto i compagni di classe, dando facoltà a tutti i nuovi membri di aggiungere liberamente altri contatti. In questo modo, nel giro di poche ore, centinaia e centinaia di giovani (e anche qualche adulto) hanno fatto il loro ingresso nel gruppo, portando in chat ulteriori amici. La "rete di condivisioni" si è presto allargata in maniera esponenziale e ha "abbracciato" tutta Italia.
Gli iscritti hanno iniziato a condividere di tutto, a ritmo vertiginoso: video, messaggi vocali, foto e meme. E presto la situazione è degenerata. Alcuni genitori, infatti, si sono accorti che sugli smartphone dei loro figli arrivavano "contenuti di dubbio gusto" (bestemmie, offese ai disabili volgarità varie, foto pedopornografiche, immagini violente e frasi inneggianti anche al nazismo e a Hitler).
Così, nella speranza di porre fine ad un gioco pericoloso, è scattata la denuncia alla Polizia Postale.
Chat pericolose su WhatsApp
Non è la prima volta che queste moderne catene di Sant’Antonio virtuali sconvolgono scuole e famiglie. E, purtroppo non sarà neppure l'ultima. I genitori, spesso, non considerano le insidie che possono nascondersi dietro le chat di classe organizzate su WhatsApp.
Sempre più spesso, però, questi gruppi si trasformano in un ricettacolo di violenza, volgarità, sesso, razzismo e addirittura antisemitismo. Basti pensare che, ultimamente, tra gli alunni delle scuole elementari e medie italiane, circola senza problemi uno sticker (adesivo virtuale) con il volto di Hitler. Chiamato Battle Royale, ricorda un videogame e si presenta come un teschio accompagnato dalla cifra 6 miliioni (un chiaro riferimento agli ebrei morti nei campi di concentramento).
In un altro meme, invece, si vede sempre il dittatore tedesco affermare: "Mi sei simpatico: ti lascio fare la doccia per primo".
Un genitore romano, sconvolto di aver trovato certe oscenità sul cellulare del figlio, ha provato a confrontarsi con altri padri e altre madri: "Alcuni di loro - ha spiegato al 'Corriere della Sera' - hanno reagito male e volevano anche denunciarmi per violazione della privacy. I più si sono preoccupati che i mittenti non fossero i loro ragazzi, mentre anche i pochi che si sono detti inorriditi, non se la sono sentita di sporgere denuncia".