Stanno emergendo delle novità nel processo a carico dell’uomo accusato di aver ucciso Grace Millane. Il ventisettenne neozelandese, la cui identità è rimasta ancora nascosta, infatti, ha affermato di aver messo il corpo della povera Grace nel retro di un'auto a noleggio e di aver guidato fino ad una zona boschiva ad Ovest di Auckland. Una volta scavata una fossa profonda, l'avrebbe sepolta all’interno di una valigia. L'uomo prosegue raccontando di aver assunto 30 compresse di paracetamolo perché, rendendosi conto della gravità dell'accaduto, voleva farla finita.

Dopo aver sepolto Grace, l'uomo afferma di aver lavato la pala e di aver gettato i beni personali della ragazza in un bidone della spazzatura.

L’assassinio di Grace Millane è un caso aperto: molti enigmi sono ancora da chiarire

Grace Millane era una ragazza di 21 anni di Wickford, Essex, in vacanza in Nuova Zelanda, uccisa nella sua camera d'hotel la sera prima del suo ventiduesimo compleanno da un ragazzo conosciuto su Tinder. Il presunto assassino sostiene che la studentessa inglese sia morta dopo aver avuto rapporti intimi violenti con lui, cercando di imitare delle scene di un famosissimo film. La mattina dopo, stando alla ricostruzione dell'uomo, resosi conto che era morta, avrebbe messo il suo corpo in una valigia.

L’indagato nega di aver commesso l’omicidio. Tuttavia, la polizia, a seguito di indagini approfondite, ha scoperto che l’uomo, il giorno dopo l’assassinio di Grace, avrebbe raccontato a un'altra donna di un suo amico che era stato insieme a una ragazza e che aveva praticato tecniche di asfissia e strangolamento, uccidendola e attirandosi l'accusa di omicidio colposo.

La donna sostiene che l'uomo empatizzasse molto con il protagonista della storia.

In un primo colloquio con la polizia, l'imputato ha detto di essersi separato da Millane alle 20:00 della sera prima dopo un rapporto, che, secondo lui, era consensuale. L’uomo sostiene di essersi addormentato dopo aver fatto una doccia. Solamente la mattina seguente, il neozelandese avrebbe trovato il corpo della donna disteso ai piedi del letto.

La versione dell’indagato non regge per le numerose incongruenze

Nella sua versione il ragazzo si dice sconvolto, sostiene che non sapeva cosa fare e di avere provato a svegliarla, urlandole contro. L'uomo riferisce di aver digitato il numero di emergenza della Nuova Zelanda, il 111, ma di non aver effettuato la chiamata, perché preoccupato dalla situazione. Ma, come ha ben dimostrato il pubblico ministero, l’accusato non è nuovo ad esperienze di questo tipo. Infatti il Pm ha sentito nel corso del processo un’ex fidanzata dell’uomo, la quale pare abbia affermato che amasse praticare rapporti di dominazione e che simulavano lo strangolamento. Il caso è ancora aperto. Sicuramente ciò che tutti vogliono è che sia fatta giustizia per la giovane studentessa, un'innocente morta per un tragico appuntamento con uno sconosciuto.