"Denunciare mio figlio forse era l'unico modo per dargli una speranza di riscatto": parole come pietre quelle pronunciate da Giovanna Proietti, la 'madre coraggio' che ha denunciato suo figlio, il 21enne Valerio Del Grosso, facendolo arrestare con l'amico Paolo Pirino. Del Grosso è accusato di aver ucciso, con un colpo d'arma da fuoco, il personal trainer 24enne Luca Sacchi la sera di mercoledì 23 ottobre davanti a un pub del quartiere Appio Latino a Roma in circostanze non chiare. Il triste episodio di cronaca è forse legato a una faida tra pusher nella nuova piazza di spaccio.

La mamma di Valerio, intervistata dal Giornale Radio 1, ha detto che prova vergogna e dolore.

La mamma di Valerio: 'Nessuna complicità con mio figlio'

"Non riesco ancora a credere che mio figlio abbia fatto una cosa del genere". Al Giornale Radio 1, Giovanna Proietti, madre di quattro figli, oltre a Valerio, due maschi più grandi e una figlia 14 enne, ha raccontato la sua scelta di denunciare il figlio 21enne. Ha riferito straziata che la sua è una famiglia per bene, di lavoratori, e non poteva aggiungere al dolore della tragedia la vergogna di sentirsi complice di Valerio.

Il giorno dopo l'omicidio, accompagnata dal figlio maggiore Andrea e dal marito, la donna si era presentata al commissariato di zona, San Basilio, perché Valerio non era tornato a dormire nella villetta di famiglia e lei aveva appreso da amici dei figli che aveva sparato in testa a un ragazzo uccidendolo.

Dopo la sua segnalazione, quel figlio che da sette mesi lavorava in una pasticceria vicino casa dopo aver conseguito un diploma all'alberghiero, era stato catturato dalla polizia. Si era nascosto in un albergo di Tor Cervara.

Giovanna è sicura che il figlio volesse consegnarsi alla giustizia perché non voleva uccidere. Non è il ragazzo che è stato descritto dai giornali ma preferisce non inoltrarsi in un discorso di competenza degli avvocati.

A lei resta il dolore sordo al pensiero che una madre, un padre, un'intera famiglia, quella di Luca, stanno piangendo un figlio che non tornerà più a casa. Una tragedia che mai avrebbe potuto immaginare, per cui può solo chiedere scusa.

Il dolore dell'altra famiglia, quella di Luca

Lo scorso mercoledì, Alfonso Sacchi, il papà di Luca, ha convocato una conferenza stampa all'Appia Park Hotel per parlare per la prima volta della tragica morte del figlio, fare chiarezza su alcuni punti e chiedere giustizia, supportato dai legali della famiglia, Paolo Salice e Armida Decina.

Ha descritto suo figlio come un ragazzo pulito, escludendo che fosse coinvolto in giri di droga. Secondo il padre, Luca non vedeva il male negli altri: "vedeva tutti buoni, io gli dicevo di stare attento, di non fidarsi, di guadare anche il fratello più piccolo, Federico".

Ai numerosi giornalisti presenti, ha detto che gli amici di Luca erano tutti bravi ragazzi. Mentre su Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata ucraina coetanea di Luca che sembrerebbe essere il personaggio chiave della tragedia, Alfonso ha detto che era come un'altra figlia. "Per me è una brava ragazza, ma poi un genitore cosa può fare? Spero che sia pulita e sincera perché al dolore si aggiungerebbe altro dolore. Se poi recitasse così bene, allora, sarebbe la regina di Hollywood".

Il racconto fatto da Anastasiya, infatti, è stato smentito da telecamere della zona e dai testimoni: non era con lui quando Luca è stato colpito. “Di sicuro c’è qualcuno in questa storia che sta mentendo”, ha ammesso l'avvocato Salice smentendo di aver mai detto che sarebbe immorale difendere la fidanzata. La famiglia ha donato tutti gli organi di Luca, conoscendo la sua disposizione ad aiutare gli altri, tranne il cuore: "Il primario ci ha detto che aveva i ventricolo troppo grossi perché era un atleta, non un drogato", ha detto Alfonso. L'autopsia, infine, ha evidenzato che il ragazzo si difese da colpi di spranga prima dello sparo. La procura di Roma ha disposto il nulla osta alla restituzione della salma ai familiari in vista dei funerali.

Possibili nuovi scenari

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, in custodia cautelare nel carcere romano di Regina Coeli, sarebbero pronti a parlare con il pm per riferire cosa sia accaduto quella sera. Più persone sarebbero state coinvolte in una trattativa per l'acquisto di un grosso quantitativo di droga.

I tabulati telefonici di cinque cellulari sequestrati dagli inquirenti rivelerebbero contatti pregressi e successivi all'aggressione intercorsi tra Giovanni Princi, amico della vittima, e i due pusher. Da chiarire il ruolo della fidanzata Anastasia, al momento parte offesa che sarà riascoltata dal pm. Nel suo zainetto, sono stati trovato 2 mila euro in contanti che avrebbe mostrato ai fermati.

Il sospetto è che possa avere avuto un ruolo da 'cassiera' e intermediaria nella compravendita di droga tra gli acquirenti della nuova piazza dell’Appio Latino e i pusher di Casal Monastero al servizio di un'organizzazione criminale.