Dodici estremisti di destra risultano essere indagati con l’accusa di avere progettato di far saltare in aria una moschea nel Senese. Secondo alcune fonti giornalistiche e secondo quanto pervenuto al termine di accurate indagini svolte dagli agenti della Dda di Firenze, gli ideatori del progetto decisero di non metterlo in atto per paura di essere "scoperti" perché si sentivano già sotto l'occhio vigile delle Forze dell'Ordine.

Nel mirino una moschea nel senese, indagate 12 persone

Avevano progettato di far esplodere per ridurla in macerie la moschea di Colle Val D’Elsa, ubicata nel senese, dodici estremisti di destra che secondo quanto rinvenuto al termine delle indagini avrebbero programmato di far agire sulla condotta del gas.

A fermarli ed impedire la realizzazione del loro macabro progetto sembra proprio sia stata la paura, quella paura di poter essere scoperti dagli investigatori e poter finire dietro le sbarre.

Le indagini condotte brillantemente dalla Dda di Firenze ed avviate nel mese di ottobre, hanno portato a due arresti per detenzione di materiale esplosivo. Tra i dodici estremisti coinvolti nell'organizzazione del presunto attacco terroristico vi sarebbero anche tre dipendenti della banca Monte dei Paschi di Siena, ovviamente estranea ai fatti, due dei quali rispettivamente padre e figlio. Secondo alcune fonti, durante una perquisizione eseguita presso il domicilio di due indagati dagli agenti della Digos sono state rinvenute armi e ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale.

Foto sui social ed offese a Mattarella: il movente si presume sia politico

"Gli si voleva far saltare il coso col gas così saltava tutto" dicevano tra di loro gli indagati, ma come si apprende da un'altra intercettazione c'era anche il timore di essere già attenzionati dalla Digos: "Come ci si muove, siamo guardati a vista".

Intercettate anche diverse offese nei confronti Mattarella. Il movente si evince da un’altra intercettazione nella quale veniva detto da uno degli estremisti che "Per risolvere le questioni politiche è necessario sparare". Sono queste alcune delle frasi rinvenute dalle intercettazioni telefoniche esaminate accuratamente dalla Dda di Firenze, frasi che avrebbero appunto anticipato la decisione finale dell’abbandono della “missione esplosiva” che i dodici estremisti di destra stavano organizzando.

Secondo le indagini, il 60enne a capo del gruppo di estremisti di destra nei giorni scorsi avrebbe pubblicato su Facebook alcune sue foto, dove lo stesso indossava un’uniforme di tipo mimetico con annessi simboli ben visibili appartenenti alle SS tedesche ed altre foto dove lo stesso impugnava un lanciarazzi o evocava simbolicamente Benito Mussolini. L’uomo inoltre sembrerebbe essere il fondatore di un gruppo presente sul social network intitolato "Ritorneremo".