Dalla provincia di Bologna arriva la cronaca di una brutta storia di violenza ed estorsione. Almeno cinque donne, tutte residenti a Sant'Agata Bolognese, piccolo comune della Pianura Padana, sono state adescate sui social, violentate e ricattate. La terribile vicenda sarebbe iniziata poco più di quattro anni fa e, nei giorni scorsi, si è conclusa con l'arresto di due uomini. Per un terzo, invece, è scattato l'obbligo di dimora.

La chat, gli incontri e i ricatti

Tutto sarebbe iniziato in chat, nell'estate del 2015. Le vittime, tutte impegnate sentimentalmente e con un'età compresa tra i 35 ed i 45 anni, si erano "sfogate" sui social.

Nei loro post avevano parlato di relazioni complicate, situazioni familiari pesanti, incomprensioni domestiche e mariti (o fidanzati) distratti. Approfittando della vulnerabilità di donne bisognose di attenzioni e desiderose di evadere da una quotidianità opprimente, tre uomini (anche loro residenti a Sant'Agata Bolognese e dintorni) le hanno contattate, avvicinate e riempite di messaggi lusinghieri.

Fingendo empatia e comprensione, sono riusciti a carpire la loro fiducia e le hanno invitate ad uscire. Come spesso accade in queste situazioni, l'incontro per "bere qualcosa e parlare un po'" si è trasformato in un appuntamento galante (con rapporti consenzienti). E a quel punto è scattata la trappola: il "diabolico terzetto", minacciando di inviare a mariti e fidanzati foto e video compromettenti, è passato al ricatto.

Gli arresti

Secondo quanto ricostruito dagli uomini del Comando Stazione Carabinieri di Sant'Agata Bolognese e di Crevalcore, i tre aguzzini hanno trasformato la vita delle loro vittime in un vero inferno: non solo hanno obbligato alcune di loro a partecipare a rapporti sessuali di gruppo, ma avrebbero "invaso" anche la loro sfera familiare, coinvolgendo i loro affetti.

Una di loro, infatti, ha raccontato che, mentre era in auto con la figlioletta di sei anni, si è vista chiedere dei soldi. I militari hanno accertato che le donne coinvolte si sono trovate a sborsare ingenti somme di denaro (mediamente 5-6 mila euro, anche se una di loro è arrivata a consegnare oltre 50 mila euro); in più di un'occasione i "pagamenti" sono stati effettuati con preziosi e altri oggetti di valore.

La squallida vicenda è venuta allo scoperto solo a luglio di quest'anno, quando una delle vittime, su consiglio dell'ormai ex marito, ha deciso di superare remore e vergogna e di denunciare tutto alle forze dell'ordine. Le indagini, coordinate dal pm Marco Imperato della Procura di Bologna, hanno impegnato per mesi anche gli uomini della radiomobile di San Giovanni.

In manette, negli scorsi giorni, sono finiti un 25enne di Sant'Agata e un napoletano di 32 anni residente da tempo in paese. I due, già trasferiti nella Casa Circondariale di Bologna “Dozza”, dovranno rispondere dei reati di estorsione e violenza sessuale di gruppo. Una terza persona, un trentenne nato in Turchia, è invece indagato a piede libero per gli stessi reati. Gli uomini dell'Arma non escludono che, in questi anni, altre donne sia state adescate e minacciate del terzetto.