Un incredibile episodio di Cronaca Nera, risalente a più di 25 anni fa, torna d’attualità in Francia. Infatti Corinne Tanay – madre della piccola Émilie, uccisa a soli nove anni nel 1994 – ha deciso di scrivere un libro in cui ripercorre la storia di questa tragedia, che a distanza di anni non appare del tutto chiara. La donna ha riesaminato gli incartamenti del processo e si è spinta anche ad incontrare l’uomo che è stato condannato per il delitto ed ha scontato 12 anni di galera, pur dichiarandosi del tutto estraneo alla vicenda. In “La Réparation volontaire”, edito da Grasset, Corinne rivive i drammatici momenti di quel lontano 11 giugno, quando la figlia era ospite a casa di un compagno di scuola, Jérôme Tocqueville, in un paesino a pochi chilometri da Le Havre, in Normandia.

La bambina in quel periodo soffriva di faringite e prendeva uno sciroppo, lo Josacine, che la madre aveva consegnato ai genitori dell’amichetto. Émilie, dopo aver ingerito la medicina si era sentita male: subito era stata portata in ospedale, ma non c’era stato nulla da fare. Dopo solamente due ore la piccola era morta: in seguito all’autopsia si era scoperto che era stata avvelenata con del cianuro, diluito nello sciroppo.

Le indagini sul delitto e il processo a Jean-Marc Deperrois

L’inchiesta su questo delitto apparentemente inspiegabile era stata ricca di colpi di scena: gli investigatori erano risaliti alla figura di Jean-Marc Deperrois, l’imprenditore nella cui fabbrica lavorava la madre di Jérôme, Sylvie Tocqueville, che ne era l’amante.

L’uomo aveva comprato del cianuro industriale alcuni giorni prima, apparentemente per motivi di lavoro, ma poi si era rapidamente sbarazzato del veleno, gettandolo nella Senna. Gli inquirenti a quel punto avevano ipotizzato che lo sciroppo con il cianuro era destinato al marito di Sylvie, ma per ragioni poco chiare era stato somministrato alla povera bambina, al posto di quello che usava abitualmente.

Jean-Marc Deperrois ha sempre negato questa versione, dichiarandosi innocente. Tuttavia la giustizia francese ha fatto il suo corso e nel maggio del 1997 l’industriale è stato condannato a 20 anni di prigione, pena poi ridotta a 12 anni. L'esito del processo è stato dovuto ai tanti indizi raccolti dalla polizia ed alle contraddizioni in cui l’imputato è spesso caduto, senza che sia mai stata trovata una prova schiacciante contro di lui.

L’incontro della madre con il presunto assassino di Émilie

Durante la preparazione del libro, la madre di Émilie, dopo aver riletto tutte le 15mila pagine degli incartamenti giudiziari sul delitto della figlia, ha deciso di incontrare Deperrois, che nel frattempo ha cercato di ottenere la revisione del processo per poter essere scagionato da ogni addebito. I due si sono visti da soli diverse volte, in un caffè di Le Havre, dopo che la donna l’ha chiamato per parlare con lui. In seguito ai lunghi colloqui con l’uomo condannato per averle ucciso la sua bambina, Corinne Tanay si è detta dubbiosa sulla sua colpevolezza, ma anche della sua completa innocenza. “Ha sviluppato la capacità di creare confusione dove non dovrebbe esserci” – ha spiegato la mamma di Émilie, che ritiene che Deperrois sia comunque implicato in qualche modo nella vicenda.