Vietati i funerali, l'intenzione di parenti e amici di Ugo Russo sarebbe stata quella di portare a spalla la sua bara per le vie del centro di Napoli, ma la polizia ha fermato il corteo funebre tra momenti di tensione. Stamattina alle 9:00 si sarebbero dovuti svolgere presso la chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori, ai Quartieri spagnoli, popolare rione al centro della città, i funerali del 15enne ucciso da un carabiniere fuori servizio la notte tra il 29 febbraio e il 1° marzo durante una tentata rapina.
Sono stati impediti dal nuovo, recentissimo, decreto governativo per l'emergenza Coronavirus che vieta in tutt'Italia cerimonie pubbliche, compresi matrimoni e funerali. E così, la tragedia familiare è stata resa più cupa dalla congiuntura attuale senza precedenti: l'Italia assediata da un nemico invisibile, deve contenere il contagio.
Corteo funebre per Ugo interrotto dalla polizia
Il funerale di Ugo doveva svolgersi stamattina: era stato autorizzato dalla Questura di Napoli dopo che la salma era stata restituita alla famiglia, a conclusione dell'autopsia, avvenuta lo scorso 6 marzo, durata oltre cinque ore.
Ma il particolare momento che il nostro Paese attraversa, obbliga a repentini cambi di rotta: ieri sera, un'ordinanza firmata dal questore ha vietato le esequie, recependo le misure governative per contrastare l'epidemia da coronavirus.
Il provvedimento, che su scala nazionale vieta tutte le cerimonie civili e qualsivoglia funzione in chiesa, è stato reso ufficiale anche dalla Cei, la conferenza episcopale italiana, e a Napoli ribadito dal cardinale Crescenzio Sepe. Per questo stamani, di buon'ora, amici e parenti di Ugo si sono mobilitati: la bara bianca del ragazzo è stata portata a braccio da alcuni di loro, partiti dalla casa ai Quartieri Spagnoli dove abitava con i genitori e i fratelli.
Dietro la bara, c'erano i genitori e uno striscione con la scritta 'Verità e giustizia per Ugo'. Poi tanti amici, alcuni dei quali indossavano una maglietta con la foto del minore e le scritte: 'Ugo vive' e 'Giustizia', hanno liberato in aria palloncini bianchi. Ma il corteo ha potuto sfilare solo per alcune centinaia di metri, perché all'imbocco di via Roma ad attenderlo c'era un cordone di polizia che ha impedito alla fila di spingersi oltre. Ci sono stati momenti di tensione, tra lacrime e proteste di alcuni dei presenti. Finché la bara è stata posta su un carro funebre e l'aggregazione di persone si è presto sciolta. Il carro funebre si è diretto al cimitero di Poggioreale, seguito solo dai genitori di Ugo a bordo di uno scooter, dove poi è avvenuta la benedizione della salma.
Ugo, durante la veglia funebre cacciata troupe di Giletti
Dopo che lo scorso venerdì, la salma di Ugo era stata dissequestrata dalla magistratura, la bara bianca sabato mattina era stata portata nella casa a piano terra della famiglia Russo. Nell'abitazione era stata allestita una piccola camera ardente per la visita di familiari ed amici. Ieri sera, alla famiglia è stata comunicata la decisione della Curia e della Questura di annullare i funerali di Ugo a causa dell’emergenza sanitaria. Allora, una folla di parenti e familiari si è riunita davanti alla casa del ragazzo per una veglia di preghiera.
In quel contesto, collegata in diretta con lo studio di 'Non è L'arena', l'inviata di Massimo Giletti ha tentato di intrufolarsi fino alla camera ardente di Ugo dopo che la famiglia aveva chiesto che fosse rispettato il loro dolore e il momento di raccoglimento non fosse violato dalla presenza di telecamere.
Vincenzo, il padre di Ugo, vedendo sopraggiungere la giornalista, le è andato incontro e l'ha fermata dicendo: "Siete vergognosi, ve ne dovete andare". Giletti, a quel punto, da studio, ha suggerito all'inviata, che pure ha tentato di tornare alla carica, di defilarsi: "Esci da là, onde evitare guai peggiori".
Il papà di Ugo nei giorni scorsi ha partecipato a un flash mob davanti alla caserma Pastrengo dei carabinieri, oggetto di una 'stesa'. La notte del ferimento mortale di Ugo, qualcuno ha sparato contro la facciata della caserma quattro colpi d'arma da fuoco. Vincenzo ha detto che il figlio ha sbagliato ed ha pagato caro il suo errore con la vita. Ma chiede che siano accertate eventuali responsabilità del carabiniere, al momento indagato per omicidio volontario.
Davanti casa della famiglia, c'erano due cartelli, il primo diceva: "Rispettate questo grande dolore, è il figlio di tutti Ugo". L'altro: "Evitate commenti cattivi, chi sbaglia deve pagare, ma con la giustizia, non con la morte".
Ugo, spunta un video
Un video, registrato dall'alto, documenta gli attimi immediatamente successivi alla sparatoria avvenuta in via Orsini, al centrale quartiere di Santa Lucia, costata la vita a Ugo. Il ragazzo è a terra sopra il motorino caduto, a bordo del quale era con un complice 17enne, armato di una pistola giocattolo, poi puntata alla tempia del carabiniere, in auto con la fidanzata, per sottrargli il Rolex. Nelle immagini, una persona passa una mano sul corpo inerme del ragazzo, forse tentando di rianimarlo o un gesto pietoso.
Sono immagini significative perché, secondo gli inquirenti, in quel tratto di strada non ci sarebbe nessuna telecamera.
I risultati dell'autopsia con le perizie balistiche saranno fondamentali per accertare i fatti. Al momento ci sono due versioni contrastanti: secondo le ricostruzioni dei carabinieri, il militare ha sparato qualificandosi, dopo che il ragazzo gli ha puntato la pistola alla testa. Il complice 17enne, sostiene che il carabiniere non si sia qualificato e abbia sparato fingendo di dargli l'orologio. Da accertare anche il numero di colpi partiti dall'arma di ordinanza del militare. Due sicuri, hanno raggiunto il ragazzo al petto e alla testa ferendolo a morte.