Non avevano i soldi sufficienti per andare a ballare in discoteca e così hanno deciso di mettere a segno una rapina. Purtroppo, però, qualcosa è andato storto ed il 'colpo' è finito male, con la tragica morte di uno dei rapinatori, il giovanissimo Ugo Russo, adolescente di appena sedici anni di età. A raccontarlo è il complice diciassettenne del ragazzino ucciso a Napoli da un carabiniere fuori dal servizio nella notte di domenica scorsa, 1° marzo.
Il racconto dei fatti e le indagini
Gli inquirenti, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, sono costantemente a lavoro per cercare di ricostruire l'esatta e precisa dinamica della sparatoria di quella tragica notte.
Il quadro indiziario ruota attorno a tre punti fermi dell'indagine: l'esame autoptico sul corpo senza vita del giovane Ugo, le risultanze delle verifiche balistiche sull'arma da fuoco in dotazione al militare dell'arma e l'analisi delle immagini dei filmati dei sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso installati nella zone adiacenti al luogo dove è avvenuta la tragedia. Dalle indagini delle forze dell'ordine è emerso che l'arma da fuoco impugnata da Ugo era una replica in metallo di una Beretta, quindi in grado di 'scarrellare', come dichiarato dal carabiniere che, sentito il rumore del colpo in canna, spaventato, avrebbe preso l'arma per difendere se stesso e la fidanzata. Intanto, anche sul racconto e sulle testimonianze delle persone coinvolte restano versioni discordanti: soltanto i risultati degli esami di cui sopra potranno apportare un contributo decisivo al caso e dare una svolta alle indagini, appurando la verità su quanto accaduto in una drammatica notte di marzo.
Le parole del carabiniere e del complice di Ugo
Intanto il carabiniere che ha sparato è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati per il reato penale di omicidio volontario. Il militare fa sapere attraverso il suo legale difensore, l'avvocato Enrico Capone, che è molto dispiaciuto per il ragazzo deceduto e per la sofferenza della sua famiglia, ma ci tiene a sottolineare che egli ha agito per difendersi nel pieno rispetto della legge, qualificandosi prima di sparare.
Il carabiniere si è anche detto fiducioso nel lavoro della magistratura e convinto che sarà fatta giustizia. Molto diversa la versione fornita dal complice di Ugo, il diciassettenne arrestato per rapina su disposizione della Procura dei minori di Napoli. Il ragazzo sostiene, infatti, che il militare non si sia qualificato prima di aprire il fuoco: "Era seduto in auto, ha finto di togliersi l'orologio e invece ha preso l'arma e ha sparato diversi colpi, due contro Ugo e uno contro di me. Fortunatamente sono riuscito a scappare in motorino".