Una nuova produzione affiancata a quella ordinaria. Ad Alba, la storica azienda tessile Miroglio si è messa al lavoro per la realizzazione di mascherine in cotone riutilizzabili sino a dieci volte. "Sono partite e stanno per essere consegnate all'Unità di crisi della Regione Piemonte", ha dichiarato a Forbes Alberto Racca, amministratore delegato del Gruppo Miroglio di Alba, operante nel settore tessile sin dal 1947, e ad oggi presente in 22 Paesi del mondo con un fatturato di 577 milioni di euro.

In questi giorni verranno messe a disposizione circa 15mila mascherine, mentre le altre 585mila dovrebbero essere pronte in una decina di giorni.

L'Istituto Superiore di Sanità ha autorizzato l'impresa piemontese a consegnare il prodotto anche al di fuori del proprio territorio.

La produzione di mascherine è iniziata giovedì 12 marzo

Alberto Racca ha sottolineato l'impegno di tutta la filiera nel venire incontro alle numerose richieste pervenute all'azienda in questi giorni. La riconversione della produzione è stata attuata in risposta all'appello lanciato dall'Unità di crisi della Regione Piemonte che ha chiesto la realizzazione di nuovi prototipi che fossero compatibili con le esigenze degli ospedali impegnati nella cura dei malati.

I costi di produzione di questa prima fase sono stati coperti da Giuseppe Miroglio, vicepresidente e azionista del gruppo.

"Le mascherine saranno in cotone STEFF ed elastam - ha spiegato Racca a Forbes - che una volta trattato è lavabile e riutilizzabile sino a dieci volte".

Obiettivo 75mila mascherine al giorno

Una volta a pieno regime, il Gruppo Miroglio punta a produrre 75mila mascherine al giorno. Tutto dipenderà, ovviamente, dall'arrivo della materia prima che in questo periodo risulta più difficile per il rallentamento dei trasporti.

Le prime mascherine sono state prodotte presso lo stabilimento di Govone dove: "Il cotone utilizzato subisce trattamenti con idrorepellenti, viene poi confezionato - prosegue Racca - e consegnato dalla nostra società di logistica".

Intanto l'azienda ha dovuto chiudere i suoi 900 punti vendita e gli uffici amministrativi, i cui circa 700 dipendenti ora lavorano in smart working, stabile o flessibile.

L'attività produttiva, invece, sta andando avanti nel pieno rispetto della normativa di sicurezza introdotta dal recente DPCM.

Alberto Racca ha lanciato anche una sorta di appello alla collaborazione comune in questa fase di emergenza sanitaria: "In momenti come questi ognuno di noi deve chiedersi come può contribuire a superare la difficoltà. Occorre che ogni imprenditore, manager, cittadino si metta in gioco per il bene comune nel rispetto delle limitazioni previste dal Governo".