Una parafarmacia di Pescara vendeva mascherine con un rincaro del 500% sul prezzo abituale per sfruttare la situazione emergenziale in corso. Una prima denuncia e due ispezioni portate avanti dai Nas hanno poi fatto luce su una situazione ben peggiore che ha condotto oggi la struttura ad essere al centro di un iter di sospensione per motivi igienico sanitari e per volontà dell'ordine dei farmacisti.

Ispezione dei Nas ha permesso di scoprire rifiuti sanitari speciali conservati in modo pericoloso

Il processo di sospensione è stato avviato dopo un'ispezione a cura del gruppo dei Carabinieri del Nas del capoluogo abruzzese.

I militari, che tra le loro competenze hanno la tutela della salute pubblica, hanno infatti trovato in un magazzino rifiuti sanitari speciali che venivano tenuti in modo pericoloso e non suddivisi per categorie omogenee. Inoltre certi rifiuti erano in promiscuità con medicinali ancora non scaduti e alimenti in corso di validità.

I Nas hanno anche notato e segnalato che il deposito si trovava in condizioni molto precarie al punto da essere anche pericoloso per la sicurezza degli stessi lavoratori visto che c'erano rifiuti speciali che non erano stati accantonati nella maniera corretta. Il caso naturalmente è stato segnalato anche all'ordine dei farmacisti che sta attivamente collaborando in questi giorni molto caldi sul fronte dell'emergenza Coronavirus per segnalare ogni caso anomalo e prendere i provvedimenti del caso. I Nas infatti stanno eseguendo molti controlli e sopralluoghi in ogni tipo di farmacia, parafarmacia, strutture sanitarie pubbliche e private e associazioni sportive per verificare il rispetto del Decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per combattere la diffusione del contagio da Covid-19.

Mascherine vendute con un rincaro del 500%

Quello scoperchiato dai Nas era un vero e proprio vaso di Pandora: oltre infatti alle pesantissime irregolarità igieniche ne sono state scovate delle altre, di natura economica, oggetto di intervento da parte della Guardia di Finanza: mascherine e amuchina venivano infatti vendute ad un prezzo superiore del 500 per cento rispetto a quello di mercato, il tutto con il chiaro intento di compiere un'opera di 'sciacallaggio' e sfruttamento della situazione emergenziale in atto nella quale questi prodotti vengono ad essere molto più richiesti che in passato.