La procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per Barbara D'Urso e per altre cinque persone: l'accusa è di diffamazione per aver svelato l'orientamento sessuale di un ragazzo durante un'intervista del 25 settembre 2017 avvenuta nella cornice della trasmissione Pomeriggio 5, in onda su Mediaset. Il servizio in questione era intitolato "Inchiesta shock su don Euro", con il sottotitolo "Soldi e amanti ai danni della Curia". Oggetto della puntata la vicenda che ha coinvolto l'ex parroco Luca Morini, soprannominato don Euro, ora ridotto allo stato laicale per abusi su minori.
Giorni duri insomma per la conduttrice, già alle prese con la petizione online nata per chiedere la cancellazione dei suoi programmi dopo la preghiera con Matteo Salvini a Live non è la D'Urso di domenica 29 marzo.
Barbara D'Urso, diffamazione e violazione della privacy: l'intervista incriminata
Barbara d'Urso è stata accusata di diffamazione a causa della querela presentata dal giovane N.B., intervistato proprio il 25 settembre 2017 a Pomeriggio 5. Con Morini ha avuto diversi rapporti l’ex gigolò Francesco Mangiacapra, oggi scrittore di saggi, che venne così intervistato in studio. Nel corso della trasmissione, pur riferendosi a Mangiacapra, vennero trasmesse le immagini di un’altra persona, N.
B., un ragazzo residente nel Comune di San Giorgio a Cremano. Poiché il volto non era stato oscurato, pratica comune a certi tipi di inchieste nelle quali appare doveroso proteggere la privacy dei soggetti coinvolti, centinaia di migliaia di persone poterono vederlo in compagnia di don Morini; non solo, durante la puntata, il ragazzo in video venne più volte descritto come gigolò e omosessuale.
Il risultato per il ragazzo fu disastroso poichè amici, parenti e conoscenti non solo nella cittadina napoletana ma in tutta Italia scoprirono l'orientamento del ragazzo in diretta nazionale. Genitori compresi, che erano allo scuro di tutto.
Barbara D'Urso a giudizio per diffamazione oltre al processo civile per un risarcimento da 500mila euro
L'avvocato del ragazzo, Giovanna Ziello, ha spiegato al Corriere della Sera che non solo è stata violata la sua privacy ma che i danni che ne sono conseguiti sono enormi. N.B. ha dovuto lasciare la sua città e trasferirsi altrove in fretta e furia, ha perso il lavoro e il fidanzato dopo tre anni di relazione. Conseguenze troppo pesanti che hanno condotto il ragazzo alla querela per diffamazione. Con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, il pm Claudio Onorati ha quindi chiesto il rinvio a giudizio per Barbara D'Urso e altre cinque persone. Parallelamente è in corso un processo civile sulla questione, dove N.B ha chiesto un risarcimento di 500mila euro.
"Quando ho inviato la diffida - ha dichiarato l'avvocato Ziello - mi dissero dalla redazione che si trattava di diritto di cronaca". Secondo l'avvocato si è trattata di una circostanza che poteva valere per Morini ma non di certo per il suo assistito, di fatto un "illustre sconosciuto".
Barbara D'Urso, nel 2014 la denuncia dell'Ordine dei giornalisti per esercizio abusivo della professione
Barbara D'Urso non è nuova a indagini riguardanti la sua attività televisiva. Nel 2014 il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino aveva infatti presentato un esposto contro la conduttrice che, sebbene non iscritta all'albo, "compie un’attività specifica della professione senza rispettare le regole con ripercussioni negative sull'immagine di quest’ordine".
Iacopino era intervenuto dopo l'intervista di Domenica Live a un amico di Elena Ceste, vittima di femminicidio. L'intervista fu criticata per le illazioni che sarebbero state fatte sulle relazioni della vittima. “Basta soubrette - aveva scritto Iacopino su Facebook - ora le denunciamo“. Nel mirino, la continua spettacolarizzazione del dolore e l’invasione della privacy nelle vicende di Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, Melissa Bassi, Melania Rea e Elena Ceste e tutte le persone coinvolte nella loro storia.