L'aria condizionata potrebbe favorire i contagi da Coronavirus nei luoghi pubblici. Lo scrive il New York Times facendo riferimento a uno studio cinese. L'approfondimento scientifico è basato su un caso avvenuto in un ristorante di Guangzhou, in Cina. Uno dei commensali positivo al Sars-Cov 2 avrebbe contagiato altre nove persone per effetto dell'azione del climatizzatore. Non tutte erano sedute al suo tavolo.

Contagiati i commensali dei tavoli più vicini

I ricercatori cinesi hanno approfondito il fenomeno in una pubblicazione sul numero di luglio della Emerging Infectious Diseases, rivista che fa capo al Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti.

Nel ristorante di cinque piani, allo stesso livello del tavolo dove era seduto l'infetto asintomatico, si trovavano più o meno nello stesso momento 73 persone più otto lavoratori dell'attività. Non tutti sono stati contagiati.

73 persone messe in quarantena

Il paziente che ha innescato il contagio proveniva da Wuhan, dove la pandemia ha avuto origine. Insieme alla sua famiglia si era mosso verso Guangzhou il giorno prima che il governo imponesse il blocco totale delle persone da quell'area. L'uomo avrebbe pranzato con cinque componenti della sua famiglia che, dopo pochi giorni, hanno scoperto di aver contratto l'infezione. La prima ad accusare sintomi come febbre e tosse è stata la madre di 63 anni.

Nelle due settimane seguenti altre nove persone che erano state nel ristorante e nello stesso piano sono risultate positive al tampone.

Il paradosso è che se per gli altri quattro familiari esiste la possibilità di aver contratto l'infezione altrove, per le altre cinque persone il ristorante sembra essere stato l'unica potenziale fonte di contagio.

La responsabilità sarebbe da attribuirsi a un condizionatore che spingeva l'aria verso i tavoli in cui sono avvenuti i contagi.

"Concludiamo - si legge nello studio citato dal New York Times - che in questo focolaio, la trasmissione di goccioline sia stata provocata dalla ventilazione con aria condizionata" "Il fattore chiave - proseguono - per l'infezione è stata la direzione del flusso d'aria".

I limiti di uno studio sul campo

Il fatto che i più lontani dal tavolo origine dell'infezione non abbiano contratto il virus rappresenterebbe l'aspetto 'positivo' dello studio, considerato che questo attesta come il coronavirus sia trasmissibile principalmente con le goccioline respiratorie più grandi che cadono. Quelle che restano in aria, invece, sono piccole e potrebbero non avere carica virale sufficiente per infettare.

Il Sars-Cov2 resta un virus nuovo e pertanto ogni evidenza scientifica va indicata con il condizionale, come spesso gli esperti ripetono in queste settimane. Secondo il New York Times la ricerca avrebbe dei limiti, perché non sono stati eseguiti degli esperimenti in lavoratorio che abbiano simulato la trasmissione aerea e dunque saranno necessarie ulteriori conferme per avvalorare la tesi degli scienziati cinesi.

Il quotidiano, a corredo della ricostruzione della vicenda, ha pubblicato il parere di due esperti che considera la ricerca scientifica degna di nota e attendibile, seppur con qualche aspetto da chiarire e analizzare meglio.

"Penso che sia uno studio ben fatto, però con i limiti di essere uno studio sul campo", ha affermato Werner E. Bischoff della Wake Forest School of Medicine in North Carolina. Harvey Fineberg, che in Usa guida il Comitato permanente per le malattie infettive emergenti, ha sottolineato che lo studio è utile per far "aprire gli occhi". E adesso, si attendono gli sviluppi dello studio per capire quali saranno le disposizioni relative alla climatizzazione dei luoghi pubblici una volta che si inizierà la riapertura.