Il lockdown potrebbe non essere stato, fino a questo momento, una misura sufficiente a contrastare in maniera totalmente efficace la diffusione del Sars-Cov2, il Coronavirus che da un paio di mesi ha paralizzato il mondo. A rivelarlo, in una lunga intervista a Libero, è stato il professor Franco Prodi, scienziato italiano famoso nel mondo per i suoi studi sulla fisica dell’atmosfera, meteorologia e climatologia. Anche in vista di un possibile allentamento delle restrizioni, non ci sarebbe, infatti, soltanto la diffusione da persona a persona da tenere in conto, ma anche quella che, apparentenmente, sarebbe determinata dalla presenza del virus nell’aria.

Un'opinione che, come è noto, suscita pareri discordanti nella comunità scientifica.

Particelle più piccole restano in aria

La tesi del professor Prodi risulta chiara. Le goccioline insite nello starnuto di un individuo sono di una certa consistenza, le più "grosse" cadono al suolo rapidamente. Se invece esse sono piccolissime, della misura tra i 5 e i 10 micron - e in uno starnuto ce ne sono numerose di questo tipo - la parte acquosa evapora e il vibrione (questo il nome che assume quando è nell'aria) può restare attivo per alcune ore e viaggiare anche per centinaia di metri con il rischio che altri individui lo respirino.

Con l'arrivo della stagione più calda ed in vista di una riapertura dell'attività, potrebbe così diventare pericolosa l'azione degli impianti di condizionamento presenti, ad esempio, all'interno degli uffici: "Gli split di areazione possono - ha evidenziato Prodi - trasformarsi in untori".

In sostanza, si dovrebbe mettere in conto che ambienti di lavoro al chiuso, anche con ampie distanze tra i dipendenti, rischierebbero di diventare potenziali focolai per l'effetto del climatizzatore.

La piccolezza delle particelle del virus nell’aria potrebbe rendere inefficace anche la mascherina che non sarebbe in grado di respingere quelle di dimensioni infinitesimali.

Resta, però, l’importanza del presidio che, secondo Prodi, riduce ugualmente il rischio. “Possibile che - chiede Prodi - con tutte le commissioni scientifiche che ci sono, non abbia mai sentito parlare della necessità di monitorare lo stato del vibrione nell'aria?”.

Caldo, pioggia e vento aiutano a pulire l'aria secondo Prodi

“Capisco che spaventi sapere che giri liberamente alla faccia di mascherine e isolamento, ma non è un buon motivo per far finta che non sia così” ha continuato Prodi.

Sempre secondo lo scienziato, a venire incontro al genere umano saranno gli aspetti meteorologici. Le alte temperature, così come la pioggia ed il vento, sarebbero infatti punti che giocherebbero a favore di un'eventuale 'pulizia' dell'aria. Tutti fattori che, attorno e dentro ad esempio la Pianura Padana, potrebbero esser mancati nell'ultimo periodo.

L'opinione del professor Prodi si allinea ad altre di cui si era sentito parlare qualche settimana fa e che avevano trovato l'opposizione, ad esempio, del professor Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità che in una conferenza stampa aveva dichiarato: 'Virus circola nell'aria? All'aperto è da escludere'. Al momento, dunque, non esistono evidenze scientifiche sulle teorie espresse da Prodi riguardo il virus.