È tornato martedì 21 aprile, in prima serata su Italia 1, il programma d'inchieste Le Iene dopo un mese circa di sospensione per la positività al Coronavirus dell'inviato Alessandro Politi e di tre redattori. Questa nuova edizione si occuperà al 70% dell'emergenza sanitaria, come dichiarato dall'autore Davide Parenti in un'intervista del 20 aprile al Corriere della Sera.
Tra i servizi andati in onda durante la prima puntata della nuova stagione, c'è stato quello sulla residenza per anziani La Fontanella. Tramite una serie di testimonianze raccolte durante il reportage, è stato possibile ricostruire quanto accaduto all'interno della casa di riposo colpita dal coronavirus.
Le prime testimonianze
"Aiuto, aiuto... acqua, acqua...". Così si apre il servizio de Le Iene sulla Rsa pugliese La Fontanella. La voce all'altro capo del telefono della cronista Nina Palmieri è quella di Carla, una signora di 87 anni, ospite della struttura. Dopo questa richiesta d'aiuto, l'inchiesta prosegue con una serie di testimonianze dei parenti dei ricoverati ai quali sono successe "cose che non dovevano accadere".
Gli anziani, infatti, non solo sarebbero stati vittime del coronavirus - si parla di circa 90 persone contagiate - ma sarebbero stati anche abbandonati a loro stessi. Stando al racconto di nonna Carla, sarebbero rimasti senza cibo, acqua e medicine per tre giorni di seguito.
La Palmieri spiega che tutto ciò si sarebbe verificato in seguito all'abbandono della struttura da parte del personale sanitario, anch'esso risultato positivo al Covid-19 .
"Una tragedia immane e senza precedenti - spiega l'inviata - Persone infette, di cui 15 decedute tra atroci sofferenze, tutte finite in bare anonime e senza essere cremate.
Una generazione preziosissima che non siamo riusciti a proteggere dal virus". Tutto questo si sarebbe verificato sotto gli occhi impotenti dei sanitari, penalizzati anch'essi perché costretti a lavorare senza mascherine né protezioni, prima di essere mandati a casa in quarantena.
La scoperta degli eventi da parte dei familiari
La giornalista prosegue il suo racconto. La residenza sanitaria di Soleto (Le) è un istituto d'eccellenza che costa ad ogni anziano circa 1.500 euro al mese e, fino ai primi di marzo, periodo in cui si sarebbe verificato il primo caso di coronavirus, andava tutto bene.
Inoltre, pare che nessuno dei parenti dei ricoverati sia stato informato dai titolari: tutti avrebbero appreso la notizia dai giornali e sarebbero stati vani i tentativi di mettersi in contatto con i propri cari. Tra le poche eccezioni c'è la signora Lara che riesce a mettersi in contatto telefonico con la suocera, ospite della Rsa. La donna dichiara di aver appreso dalla parente che lei e gli altri anziani erano in chiesa con il vassoio del pranzo sulle gambe; a questo punto si allarma e contatta immediatamente il titolare, Don Vittorio Matteo.
Il responsabile giustifica l'insolito evento con una "sanificazione delle camere" in corso. In quest'occasione sarebbe stato commesso il primo errore, poiché pare che non si conoscessero ancora gli esiti dei tamponi dei degenti. Anche il sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato, prova a tranquillizzare gli animi: il 23-24 marzo, dopo il primo decesso avvenuto il giorno 21, ribadisce che la situazione alla Fontanella è sotto controllo.
Invece, un altro familiare di una delle vittime dichiara che la sera del 25 marzo gli operatori sanitari, il responsabile Don Vittorio e la direttrice Federica Cantore avrebbero lasciato la struttura per seguire un periodo di quarantena perché risultati positivi al coronavirus.
La gestione della Asl
La cronista sposta poi le sue attenzioni sull'azienda sanitaria locale che dal 26 marzo prende in carica la gestione dell'istituto soletino. Dal racconto di un OSS e di un operatore del 118, al loro arrivo nella residenza sanitaria si sarebbe presentato uno scenario da lager: pazienti senza vestiti, sui pavimenti o sul water che sarebbero stati a digiuno per tre giorni e che non avrebbero ricevuto alcun tipo di cura.
L'intervento degli operatori sanitari risulta difficile per il numero esiguo di personale messo a disposizione dalla Asl (sarebbe stato di sei unità) e anche per la mancanza delle cartelle cliniche dei pazienti. Non sono servite a nulla le rassicurazioni del sindaco sulla messa in sicurezza e sull'assistenza fornita agli anziani in una dichiarazione rilasciata il 27 marzo al programma Pomeriggio 5 condotto da Barbara d'Urso.
In data 29 marzo - come risulta dalla conversazione telefonica tra la Palmieri e nonna Carla, positiva al Covid-19 - pare che gli anziani della struttura fossero ancora in stato di semi-abbandono.
Intanto aumentano i decessi, mentre i pazienti più gravi vengono ricoverati in ospedale in condizioni estreme e - a detta dei medici - in piena disidratazione. Oggi ci sarebbero ancora una ventina di persone alla Fontanella. Ai parenti delle vittime decedute "rimane solo il tormento delle urla di aiuto dei loro cari, non ascoltate da nessuno".