Il nuovo Coronavirus sta mettendo a dura prova tutta l'Italia. Non solo le strutture sanitarie, come gli ospedali, ma anche le carceri che, in alcuni casi, rischiano di diventare dei veri e propri focolai. Proprio in queste settimane c'è stato un dibattito che prevedeva la possibilità di svuotare parzialmente i penitenziari, in modo che nelle celle vi fosse più spazio per i detenuti, e quindi la possibilità di mantenere la distanza di sicurezza prevista dalla normativa anti-pandemia del Governo.

Di queste ore è la notizia che il Tribunale di Sorveglianza di Sassari abbia disposto la scarcerazione di Pasquale Zagaria, fratello di Michele, quest'ultimo ritenuto a capo del clan di Casal di Principe, cosca appartenente ai Casalesi. La decisione è stata presa dai magistrati, i quali ritengono che il detenuto sia un soggetto a rischio coronavirus, in quanto nella struttura si sono dei casi positivi. Michele Zagaria sta lottando da diverso tempo con un tumore. Attualmente è ristretto in regime di 41-bis, ovvero di carcere duro, ma vista la delicata situazione adesso potrà beneficiare degli arresti domiciliari presso la sua abitazione a Pontevico, nel bresciano, insieme alla sua famiglia

Starà fuori dal carcere per 5 mesi

Zagaria, che è ritenuto la "mente economica" dei Casalesi, resterà fuori dalla casa circondariale per i prossimi cinque mesi, almeno fino al prossimo settembre.

Nel frattempo si spera che sia trovata una cura o un vaccino per il nuovo coronavirus. L'uomo sarà seguito a casa dal personale sanitario. Si deve chiarire che il provvedimento in questione non ha nulla a che vedere con le leggi speciali varate dall'Esecutivo presieduto da Giuseppe Conte per combattere il contagio nei penitenziari. La regola prevede che solo i comuni detenuti possano beneficiare degli arresti domiciliari, ma non chi si sia macchiato di reati afferenti alla sfera della criminalità organizzata. La situazione di Michele Zagaria, però, come già detto in apertura, è molto delicata. Il giudice Riccardo De Vito ha spiegato i motivi della scarcerazione in un'ordinanza lunga otto pagine.

Tra l'altro pare che non sia possibile curarlo appositamente sia nel carcere che nel reparto Covid più vicino, situato a Sassari. Il Dipartimento amministrazione penitenziaria pare non abbia mai risposto a tali richieste.

A Milano bocciata la scarcerazione di Nino Santapaola

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha invece bocciato la richiesta di scarcerazione del presunto capomafia ergostalano Nino Santapaola, ritenendo che ci siano tutte le condizioni di sicurezza, in quanto il detenuto si trova isolato in una cella apposita. Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Ansa, le istanze inviate alla magistratura riguardanti i detenuti in regime speciale di 41-bis potrebbero essere inviate alla Procura nazionale antimafia e presso quella distrettuale.

Sicuramente nelle prossime settimane, o nei prossimi giorni, si potranno conoscere eventuali nuove iniziative intraprese dalle autorità giudiziarie nei confronti dei detenuti all'interno delle carceri italiane per proteggerli dall'avanzare del nuovo SarsCoV-19.