Una bimba in età prescolare sarebbe stata sottoposta per mesi ad abusi da parte di un conoscente della sua famiglia. L’uomo, S. T., 30enne residente a Como, avrebbe compito a lungo le molestie sulla piccola, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Inoltre la vittima sarebbe stata drogata, con un potente sedativo – frequentemente utilizzato in casi simili – capace di cancellare i ricordi in chi lo assume, senza lasciare tracce nell’organismo. Ma non basta: il bruto avrebbe anche lucrato sulle molestie, girando dei video che poi avrebbe rivenduto nel “deep web”, la parte più oscura della rete, spesso teatro di traffici illeciti.

Al termine delle indagini, nelle scorse settimane, l’orco è finito in galera: ad arrestarlo, con le accuse di abusi aggravati su minore e detenzione di materiale illegale, sono stati gli uomini della polizia postale di Milano.

Il particolare del sacchetto della spesa italiano nel video della bimba

A quanto pare tutto sarebbe cominciato da un particolare presente in un filmato, notato da alcuni agenti che negli Stati Uniti indagano sul traffico internazionale di immagini a carattere pedopornografico sul web. Infatti in uno dei video scovati dai poliziotti era ben riconoscibile un sacchetto della spesa con stampato sopra il marchio di una catena di supermercati italiana. Questi fotogrammi, che circolavano in rete già dallo scorso marzo, sono stati segnalati dai colleghi americani agli inquirenti italiani.

Così è partita l’inchiesta, coordinata dalla sezione della procura di Milano che si occupa dei reati compiuti contro le fasce deboli.

I filmati degli abusi sulla bimba erano venduti dall’autore nel ‘deep web’

Da una semplice traccia, quel marchio italiano sulla borsa della spesa, le forze dell’ordine sono riuscite a risalire al presunto autore degli abusi ripresi nel video.

Infatti l’orco avrebbe filmato con la sua telecamera le molestie che compiva sulla bimba, dopo averla drogata, per poi vendere quelle immagini all’estero, nella convinzione di non poter essere riconosciuto. Aveva quindi creato un vero e proprio commercio, iniziando a produrre da solo quel materiale con minorenni che lui stesso aveva in passato acquistato nel “deep web”.

Tutte le transazioni avvenivano in bitcoin, la moneta virtuale tipicamente usata in questo angolo della rete in cui prosperano i traffici criminali.

Il 30enne avrebbe ammesso le violenze sulla bimba

Dopo alcune settimane, le indagini coordinate dal pm milanese Letizia Mannella sono giunte a una svolta. Gli agenti sono riusciti a trovare l’indirizzo ip del computer da cui erano partiti i filmati e quindi a identificare il presunto orco. Così hanno arrestato il 30enne nella propria abitazione a Como, per poi trasferirlo in un carcere che ospita detenuti per reati analoghi: interrogato dai magistrati, l’uomo avrebbe ammesso le proprie responsabilità. I poliziotti hanno sequestrato la telecamera presumibilmente utilizzata per riprendere la bambina e parecchio materiale informatico.

Sul computer portatile del presunto aggressore erano conservati almeno dieci filmati con minorenni; inoltre in un hard disk esterno sono state trovate 2.150 immagini e altri 260 video dal contenuto inequivocabile; infine una pen drive conteneva alcuni file non leggibili, ma la cui denominazione riconduceva sempre a materiale di quel genere. Restano da chiarire alcuni aspetti della vicenda, ancora senza una spiegazione: ad esempio ci si chiede in che modo il 30enne sia riuscito nel corso del tempo a rimanere diverse volte da solo con la bimba nella propria abitazione, senza destare sospetti, e come mai nessuno dei familiari della piccola non si sia mai accorto di nulla.