Il corpo carbonizzato di un uomo è stato rinvenuto ieri 3 maggio in un balcone di una palazzina in via Fani 60, a Roma, zona Trionfale. Ad accorgersene, sono stati dei vicini di casa dopo aver sentito un forte odore di bruciato. È di Boris Krinic, 59 enne sloveno. "Era già deceduto, gli ho dato fuoco per il cattivo odore”, ha confessato in stato confusionale agli inquirenti la sua convivente. La donna, Maria Carla M., 69 enne con problemi psichiatrici, è stata fermata per distruzione e soppressione di cadavere.

Corpo carbonizzato, la scoperta

Tutto è cominciato ieri verso mezzogiorno quando alcune persone hanno allertato le forze dell'ordine.

Sul posto, sono giunti i carabinieri della compagnia Trionfale con i colleghi dei Ris e i vigili del fuoco, intervenuti con l'autoscala perché l'inquilina si era barricata in casa. Forze dell'ordine e pompieri, hanno scoperto sul terrazzo di quell'appartamento il corpo carbonizzato di Boris Krinic che presentava profonde ustioni.

L'abitazione in cui l'uomo conviveva con la 69 enne era in cattive condizioni igieniche, gremito di immondizie e materiale accumulato, forse da anni. Durante il sopralluogo, nelle stanze della casa non sarebbero stati rilevati segni d'incendio. Sul posto, anche i sanitari del 118, il medico legale, e il sostituto procuratore di turno, Pierluigi Cipolla, che ha interrogato la convivente.

Al magistrato ha raccontato che l'uomo trovato senza vita sarebbe stato il suo compagno morto per cause naturali, forse per un tumore. Dopo giorni dal decesso, lei lo avrebbe trascinato con una coperta sul balcone, per poi dargli fuoco con stracci di fortuna e materiale infiammabile. L'avrebbe fatto per eliminare il cattivo odore proveniente dal corpo in decomposizione.

Dal primo esame esterno eseguito dal medico legale, infatti, sembrerebbe che l'uomo fosse morto da circa 20 o 30 giorni. L'autopsia potrà stabilire le cause del decesso e verificare se sul corpo carbonizzato dello sloveno ci siano segni di violenza. Al momento, restano aperte tutte le ipotesi, anche quella dell'omicidio. La donna, ascoltata ancora per ore nella caserma Monte Mario, è stata trasferita in una struttura per cure psichiatriche.

I residenti sconvolti

Via Fani, tristemente nota per essere stata la strada dove il 16 marzo 1978 si consumò l'agguato terroristico e il rapimento del presidente della Dc, l'onorevole Aldo Moro, è salita nuovamente alla ribalta per questo triste caso. Sono sconvolti i residenti: tutti nella zona conoscevano Boris Crinic. Lo descrivono come un signore magrissimo, alto, riservato e gentile. Girava per il quartiere sempre accompagnato dalle sue due cagnoline. Lo sloveno era indigente. Negozianti e residenti lo aiutavano spesso con donazioni di cibo che lui però cedeva volentieri alle cagnoline. "Ho sentito un odore acre, come di bruciato già un paio di giorni fa - ha raccontato un residente - ma non avrei mai immaginato una cosa del genere. È davvero terribile quello che è accaduto".