Nei giorni scorsi, la Corte d’Assise di Bergamo ha dichiarato inammissibile l’istanza precedentemente presentata dai legali di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio della piccola Yara Gambirasio. La difesa, al fine di ottenere la revisione del processo, aveva richiesto la ricognizione di alcuni reperti. Uno degli avvocati del muratore di Mapello, Claudio Salvagni, ospite di Marco Oliva a TeleLombardia ha commentato: "Qualcuno ha il terrore che si indaghi".

Rigettata la richiesta dei legali di Bossetti

Giuseppe Bossetti è stato arrestato il 16 giugno 2014 per l'omicidio di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate Sopra (Bergamo) ritrovata senza vita in un campo abbandonato di Chignolo d'Isola, comune a una quindicina di chilometri dal capoluogo orobico.

Sul corpo della piccola gli uomini della Scientifica, avevano isolato delle tracce di Dna riconducibili al muratore di Mapello, poi condannato in via definitiva all'ergastolo. L'uomo, incensurato, sposato e padre di tre bambini, nonostante la conferma della condanna in Cassazione, si è sempre dichiarato innocente respingendo, di fatto, ogni addebito.

I legali di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, nei mesi scorsi hanno presentato un'istanza per domandare indicazioni relative alle modalità e ai tempi per l’accesso ai corpi di reato (tracce di Dna e alcuni indumenti indossati da Yara il giorno della scomparsa) attualmente conservati presso l'ospedale San Raffaele di Milano.

Tuttavia, la Corte d’Assise di Bergamo - che in precedenza aveva autorizzato il riesame - ha dichiarato inammissibile la richiesta.

L'avvocato Salvagni: 'Dimostreremo clamoroso errore'

A poche ore dalla ricezione del provvedimento della Corte d'Assise, l'avvocato Claudio Salvagni, è intervenuto a “Iceberg Lombardia” (programma televisivo che dedica ampio spazio all'approfondimento di cronaca nera) commentando la decisione assunta dal sommo organo giurisdizionale.

"In questo momento - ha affermato - attaccare in maniera frontale la magistratura è come sparare sulla Croce Rossa e io non voglio farlo, anche perché rispetto questo potere dello Stato. Però sono rimasto basito". Il legale, ha quindi spiegato che per ben due volte la Corte d’Assise di Bergamo ha dato il via libera alle attività di ricognizione salvo poi , "al momento del dunque", dichiarare l'istanza inammissibile.

"Questa domanda a chi dobbiamo rivolgerla?" si sta chiedendo la difesa considerando, tra l'altro, che il provvedimento autorizzativo di fine novembre 2019 non è mai stato impugnato e, quindi, risulta tutt'ora valido.

Salvagni, certo dell'assoluta estraneità ai fatti del suo assistito, ha sottolineato che Giuseppe Bossetti - attualmente detenuto nel carcere di Bollate - è tranquillo in quanto sa che "questa cosa" prima o poi si dovrà fare e, quando sarà possibile analizzare i reperti, la verità verrà finalmente a galla. "Il mio parere su questa inammissibilità - ha spiegato - è la prova provata che qualcuno è terrorizzato dal fatto che si vada ad indagare sui reperti. Lì dentro c'è un errore clamoroso".