È di ieri la prima udienza in Corte d'appello del processo bis per l'omicidio del 20enne Marco Vannini, ucciso a Ladispoli il 19 maggio 2015 in casa della sua fidanzata Martina da un colpo d'arma sparato da Antonio Ciontoli, padre della ragazza. Le dichiarazioni spontanee del figlio di Ciontoli, Federico, imputato insieme ai genitori e alla sorella per la morte del ragazzo hanno aperto la prima fase del nuovo processo. Presente in aula la mamma di Vannini, indignata dalle parole del giovane Ciontoli; la donna non si è mai arresa al primo verdetto di giudizio trascorrendo gli ultimi cinque anni a chiedere giustizia per la morte del figlio, che dopo lo sparo non è stato prontamente soccorso.

Un processo tutto da rifare

Secondo la Cassazione, che ha accolto le richieste della parte civile annullando la prima sentenza emessa nel gennaio 2019, se i soccorsi fossero arrivati in tempo il ragazzo, che era rimasto ferito e tenuto in casa dai Ciontoli per ore nonostante le sue richieste d'aiuto, si sarebbe salvato. "Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo e io gli credetti" ha dichiarato Federico in apertura del nuovo procedimento penale che pone nuovamente sotto giudizio i quattro componenti di casa Ciontoli. "Figuriamoci se non l'avrei fatto prima sapendo che era partito un proiettile" ha riferito ancora il giovane in sede d'udienza, affermando di non avere nulla da nascondere in quanto aveva "chiamato l'ambulanza di sua spontanea volontà".

Il ragazzo si è anche lamentato per quello che ha dovuto subire in questi ultimi tre anni in cui nella sua routine tra casa e lavoro si è sempre sentito minacciato da "qualcuno che avrebbe potuto sparargli alla testa" per quanto i media hanno affermato su di lui. "Sono qui non per paura di essere condannato - ha detto ancora Federico Ciontoli - ma perché la verità è sempre quella che ho raccontato" ha aggiunto il ragazzo durante il processo che si sta svolgendo a porte chiuse per via della Covid-19.

Lo sdegno di mamma Marina

La sentenza del processo d'appello aveva riconosciuto al padre Antonio Ciontoli l'accusa di omicidio volontario non colposo decurtando la condanna da 14 a cinque anni e aveva confermato il verdetto di tre anni di reclusione per la moglie Maria Pezzillo e i due figli Martina e Federico. Dopo l'accoglimento in Corte di Cassazione della domanda di revisione della prima sentenza chiesta dalla parte civile (avvenuto il 7 febbraio), si è disposto ieri 8 luglio il nuovo processo, giorno tanto atteso da mamma Marina per avere giustizia e verità sulla fine di suo figlio.

La donna, al termine dell'udienza, a cui ha presenziato accompagnata dal marito Valerio, ha commentato con indignazione quanto riportato dal giovane Ciontoli definendo le sue parole come "dichiarazioni vergognose". "Nemmeno una parola per Marco - ha dichiarato Marina Conte - non riescono a capire che è morto un giovane di 20 anni, ha aggiunto la donna in un tono misto tra rabbia e delusione. "Continuano a girare il coltello nella piaga, ma adesso è ora di ridare dignità a mio figlio" ha concluso la mamma del giovane Marco Vannini la cui dinamica della morte è ancora racchiusa nel silenzio dei Ciontoli.