Nella serata del 14 luglio è stato tratto in arresto con l'accusa di maltrattamenti, il 39enne Angelo E. di Napoli, che lunedì pomeriggio ha accompagnato la moglie incinta all'ospedale San Giovanni Bosco. Dopo il ricovero è stato scoperto, infatti che la donna ha subito violente aggressioni e percosse, che probabilmente hanno causato il decesso del bambino che portava in grembo. La triste vicenda di Cronaca Nera è stata riportata nelle ultime ore dai giornali locali e da quelli nazionali.
La ricostruzione dei fatti
La donna ha riportato delle fratture multiple e delle ecchimosi su varie parti del corpo.
Secondo le prime indagini effettuate dalla polizia, la vittima subiva da quattro anni le sevizie psicologiche e fisiche del marito; violenze che si sono aggravate nel mese di marzo 2020, all'inizio della fase del lockdown per l'emergenza Coronavirus: l'uomo aveva segregato sua moglie in casa loro, "picchiandola tutti i giorni", come si evince da una nota degli inquirenti.
Quando la donna è giunta al pronto soccorso il 13 luglio, i medici si sono subito accorti dei segni dei morsi impressi sul suo orecchio, ma la donna ha asserito di esser stata aggredita da alcuni sconosciuti, senza alcun motivo. Alcune cose, però, non tornavano, come ad esempio il fatto che ai quesiti rivolti alla donna rispondesse suo marito, mentre lei stava zitta.
Solo nel momento in cui l'uomo è stato allontanato dalla polizia, allertata dagli operatori sanitari, la donna ha ammesso di esser stata vittima di maltrattamenti.
L'uomo ha dei precedenti penali
L'aggressore Angelo E., inoccupato, è già noto alle forze dell'ordine per reati di ricettazione, droga e associazioni camorristiche, ai quali si aggiungerebbe il reato di maltrattamenti nel nucleo famigliare e di gravi lesioni.
Non è ancora accertatato quello di aver causato l'aborto della coniuge, perché per ora non ci sarebbero prove che sia stato lui a provocare il decesso del feto. Per stabilirlo è necessaria un'analisi approfondita su quest'ultimo, finalizzata soprattutto a comprendere quando il suo cuoricino abbia smesso di battere. Sulla base delle prime indagini, la donna avrebbe sopportato in silenzio le percosse subite per via di una condizione di sudditanza psicologica e di precarietà a livello economico.
Del caso si stanno occupando il magistrato Barbara Aprea e il procuratore Raffaello Falcone, i quali dovranno approfondire i motivi per i quali la donna è giunta in ospedale anche in altre occasioni. Tra qualche giorno, gli inquirenti interrogheranno anche i parenti della coppia e i vicini di casa per comprendere se fossero a conoscenza delle violenze subite dalla donna. Possibile che dal 2016 ad oggi nessuno si sia accorto di niente?
La donna rimarrà in ospedale per una ventina di giorni, il tempo utile per guarire le fratture riportate, ma quello necessario per riparare i danni psicologici subiti sarà forse molto più lungo.