All'alba del 4 luglio, la Polizia postale di Torino ha sgominato una rete di pedofili italiani che, attraverso un noto portale di messaggistica istantanea, si scambiavano del materiale pedopornografico. Le immagini sequestrate sono molto diversificate e vanno da scene di nudo a violenze sessuali, compiute spesso ai danni di neonati. Sono stati eseguiti tre arresti nel nord-est (uno a Verona) e 50 perquisizioni in 15 regioni italiane per detenzione, diffusione e per alcuni anche produzione di materiale pedopornografico.

L'operazione da parte delle forze dell'ordine

L'indagine è cominciata un anno fa a Torino perché qui gli investigatori hanno scovato uno dei componenti di questa rete che ha seguaci in tutta La nazione. Per tutto questo tempo, la polizia postale ha analizzato i messaggi degli utenti del deep web che, utilizzando un nickname o delle reti aperte (per non essere identificabili) si scambiavano foto e video di abusi su minori e talvolta, anche sui neonati.

Questi utenti facevano parte di una community ed acquisivano notorietà se i file da loro inoltrati risultavano 'particolari', specialmente nel caso fossero di loro produzione. I pedofili indagati appartengono a svariate categorie: imprenditori, impiegati, inoccupati, studenti, tra i 19 e i 50 anni di età.

Molti di loro sono anche mariti e padri di famiglia. Essi usavano l'acronimo 'Y.6' per scambiarsi le foto dei bambini 'Young', cioè più piccoli di sei anni e 'Ptha' per i 'pre-teen age', ovvero i minori prima dell'adolescenza. In alcuni casi, il materiale illegale è stato autoprodotto in ambito famigliare.

Le dichiarazioni della dirigente della polizia postale piemontese

Fabiola Silvestri, dirigente della polizia postale piemontese, ha spiegato come gli inquirenti per oltre un anno hanno eseguito l'analisi di contatti, scambi di materiale e localizzato gli indirizzi di rete, pedinando così le persone coinvolte. Si è così giunti a identificare gli utenti di questa rete.

Un'operazione complessa che ha portato gli inquirenti italiano fino in Canada. Infatti, il corpo della polizia postale torinese, coordinato dalla pm Barbara Badellino, ha collaborato con il National Child Exploitation Coordination Centre del Canada, il quale era riuscito a scovare del materiale pedopornografico che dei pedofili italiani e nordamericani si scambiavano tra di loro. Tra gli indagati c'è anche un uomo di Torino che era già agli arresti con l'accusa di abusi sessuali sulle figlie minori della sua compagna finalizzati alla realizzazione di foto e video.