Una buona notizia arriva da Beirut: 30 ore dopo la terribile esplosione che ha scosso il cuore del Libano, un uomo è stato ritrovato vivo in mare. Si tratta di Amin al-Zahed, che si trova attualmente al Rafic Hariri University Hospital. Una sua foto era stata diffusa attraverso un apposito canale Instagram creato proprio per localizzare i dispersi in seguito al tragico evento che il 4 agosto ha devastato la zona dell'area portuale della capitale libanese.
Continuano le ricerche
Amin al-Zahed è solamente uno dei dispersi che le squadre di soccorritori sono riusciti a trarre in salvo nelle ultime ore.
Una ragazza è stata ritrovata viva sotto cumuli di macerie a distanza di 24 ore dall'esplosione, mentre i familiari di alcune persone scomparse si sono lanciati alla ricerca dei propri cari.
L'esplosione causata da 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio ha turbato una quotidianità che procedeva serenamente, come mostra il video - che ha ormai fatto il giro della rete - di Israa Seblani, la sposa 29enne che sorride alle telecamere quando all'improvviso il botto devastante spazza via ogni cosa col suo rumore assordante, immortalato da quello che avrebbe dovuto essere il video delle sue nozze.
I morti ammontano attualmente almeno a 157, i feriti vanno oltre la soglia dei 5.000, ma si tratta comunque di numeri in costante aggiornamento.
Secondo le squadre presenti sul luogo, vi sarebbero ancora buone probabilità di ritrovare superstiti sotto le macerie. Alcuni gruppi potrebbero essere ancora chiusi in una sala operativa.
Intanto, le indagini sull'accaduto stanno facendo il loro corso e sedici funzionari portuali sono stati arrestati, tra cui anche il direttore generale del porto.
Badri Daher, responsabile della dogana locale, ha inoltre dichiarato che più di una volta la sua agenzia aveva chiesto la rimozione del carico di nitrato, senza ottenere tuttavia alcun esito positivo.
Emergenza sanitaria
L'emergenza, tuttavia, non è solo sul fronte delle ricerche. Le Nazioni Unite hanno già annunciato che nove miliardi di dollari saranno stanziati per soccorrere gli ospedali, in particolare nei reparti di terapia intensiva, mentre la Commissione europea disporrà 33 milioni di euro in soccorso del paese.
All'emergenza locale s'intreccia poi quella globale della pandemia da coronavirus: al momento a Beirut è difficile prestare le dovute cure a chi presenta i sintomi dell'infezione così come effettuare i tamponi. Ciò vale naturalmente soprattutto per quelle strutture sanitarie che sono state a loro volta colpite dall'esplosione, come Saint George e Jeatawi.
Aiuti dall'Italia
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha, intanto, espresso solidarietà al primo ministro Hassan Diab. Una squadra di 14 esperti vigili del fuoco ha già lasciato la nostra nazione per recarsi a Beirut, mentre 8,5 tonnellate di materiale sanitario sono partite da Brindisi, esattamente dalla base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite. Ad annunciarlo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha ribadito la vicinanza italiana al popolo libanese.