Il Comitato tecnico scientifico (Cts), istituito dal governo italiano per contrastare la pandemia provocata dal Coronavirus, sarebbe stato contrario a un lockdown diffuso su tutto il territorio nazionale. Questo emergerebbe dai verbali del Cts desecretati nelle scorse ore e apparsi sul sito della Fondazione Einaudi (che li aveva richiesti già lo scorso mese di maggio). La decisione di rendere pubblici i verbali è arrivata dalla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri, dopo il pressing del Copasir e delle opposizioni. Negli scorsi giorni, lo stesso esecutivo aveva espresso parere negativo per la pubblicazione di tali atti.

Cts proponeva misure differenziate in tutto il paese

I verbali pubblicati dalla Fondazione Einaudi constano di oltre 200 pagine e si riferiscono alle riunioni dei giorni 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020. Proprio in quello del 7 marzo, il Comitato tecnico scientifico consigliava al Ministro della Salute, Roberto Speranza, di adottare due tipi differenti di misure anti contagio. Nelle province settentrionali della Lombardia e in quelle di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti, i tecnici consigliavano di adottare misure di lockdown totale, chiudendo quindi tutte le attività commerciali e limitando al massimo gli spostamenti delle persone se non per necessità urgenti.

Nel resto d'Italia si chiedevano misure più leggere. Qui si consigliava ad esempio di tenere aperti i luoghi della cultura e di culto, pur nel rispetto delle misure anti-Covid. Per quanto riguarda la mobilità delle persone, il Cts consigliava al governo di adottare severi provvedimenti per tutte quelle persone sottoposte a quarantena in quanto trovata positiva al Sars-CoV-2, mentre le limitazioni di movimento agli altri cittadini dovevano estendersi ai casi strettamente necessari.

Tutti i luoghi di divertimento, come pub e discoteche, dovevano rimanere chiusi invece su tutto il territorio nazionale. Con il Dpcm emanato in data 9 marzo dal premier Giuseppe Conte le restrizioni chieste soltanto per le regioni settentrionali divennero operative invece sull'interno territorio nazionale.

Mancherebbero i documenti del 3 marzo

Secondo quanto riferiscono i media nazionali, all'appello mancherebbero i verbali relativi alla riunione del 3 marzo, quando il Cts si riunì per stabilire le misure da adottare nelle zone di Alzano Lombardo e Nembro, due della città italiane più colpite dall'epidemia di coronavirus. Secondo quanto riporta Huffpost, proprio questo sarebbe stato il motivo che nelle scorse settimane ha innescato un'accesa polemica tra Regione Lombardia e governo centrale. Gli atti del Cts sono consultabili liberamente da tutti i cittadini sul sito web della Fondazione Einaudi.