Emilio Manganiello, giudice di pace presso il tribunale di Frosinone, ha annullato una multa comminata in periodo di lockdown perché - stando alle motivazioni della sua sentenza - lo stato di emergenza introdotto dal governo per motivi sanitari in seguito alla diffusione dell'epidemia da Coronavirus sarebbe illegittimo perché non contemplato dalla Costituzione.

Dunque, il giudice ha provveduto ad annullare la sanzione elevata a padre e figlia che, durante il lockdown, erano stati multati perché si erano allontanati dalla propria residenza per fare rifornimento di acqua.

Le motivazioni del giudice di pace di Frosinone

Padre e figlia hanno presentato ricorso al tribunale di Frosinone perché, in regime di lockdown, gli era stata comminata una multa di 400 euro dalle forze dell'ordine che li avevano sorpresi lontani dal proprio domicilio. Sembra che entrambi si fossero recati ad una fontanella a scheda per fare rifornimento di acqua.

Il giudice di pace, nella "ratio" del suo provvedimento di annullamento della sanzione, ha spiegato che la Carta costituzionale italiana non fa riferimento all'introduzione di uno stato di emergenza per motivi sanitari. Di conseguenza, nella sentenza si legge che vi è "illegittimità di tutti gli atti amministrativi conseguenti". Il dottor Manganiello ha anche aggiunto che lo stato di emergenza per motivi sanitari emanato dal governo non è supportato da "presupposti legislativi", poiché non previsto da alcuna fonte costituzionale e nemmeno da legge ordinaria.

Invece secondo il giudice questo provvedimento è menzionato nel Codice della protezione civile.

Il giudice di pace paragona l'Italia alla Cina

Fino ad ora, la sentenza emessa dal giudice di pace Emilio Manganiello è un caso isolato in Italia. Nelle battute conclusive delle motivazioni dell'annullamento della multa elevata a padre e figlia, ha anche sottolineato che, quando sussiste una condizione di divieto assoluto di spostamento (come nel caso di specie) ci si trova di fronte ad una "illegittima limitazione della libertà personale", giacché l'ordinamento giuridico italiano prevede che l'obbligo della permanenza domiciliare non può essere imposto dal legislatore, ma spetta all'autorità giudiziaria tramite un "atto motivato".

Il giudice ha quindi paragonato i Dpcm del governo italiano alle misure attuate da "Stati non democratici" come la Cina, sorretti da ordinamenti costituzionali autoritari che, sotto il profilo giuridico, non possono essere paragonati alla Costituzione italiana che si basa su "garanzie individuali inviolabili".