La procura di Cremona ha aperto un’inchiesta ai danni della Onlus “Uniti per la provincia di Cremona”, la quale sarebbe stata artefice di una raccolta fondi nel periodo dell’emergenza Covid-19, rivelatasi però una truffa. Tre persone promotrici dell’associazione sono state indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa Agi, i tre si sarebbero appropriati di un bottino di circa 100mila euro, donati da cittadini e imprenditori privati nel corso dell’emergenza.

In totale la Onlus aveva raccolto una somma pari a 4 milioni di euro.

La Onlus era nata a marzo, truffa avvenuta in più fasi

La truffa architettata dalla Onlus “Uniti per la provincia di Cremona” avveniva mediante l’utilizzo di fatture false. Queste ultime venivano rilasciate per servizi e prestazioni effettuati all'associazione, che però in realtà non avvenivano. La Onlus, del resto, è stata fondata solo lo scorso marzo. Dunque, proprio nel bel mezzo della pandemia. Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza, che ha provveduto a perquisire la sede della Onlus e le abitazioni degli indagati, la truffa sarebbe avvenuta in varie fasi. In un primo momento sono stati sottratti i primi 28mila euro delle donazioni, tramite bonifici.

La somma, in quell’occasione, era stata ricondotta alla fornitura di 750 pasti caldi a domicilio ma in realtà sarebbe stata intascata dal titolare di un'impresa di vendita di stufe e caldaie. Successivamente, tra maggio e giugno, sono stati sottratti altri 58mila euro. Stavolta la somma sarebbe stata versata a carico di un soggetto che risulta essere gestore di locali notturni, al momento in procedura fallimentare.

A insospettire gli investigatori strani movimenti di denaro

Sono stati proprio questi movimenti di denaro a insospettire gli investigatori, i quali hanno poi scoperto ulteriori trasferimenti di denaro all’estero, in Bulgaria e Gran Bretagna. La preoccupazione è quella che tramite la truffa delle fatture false possa essere stato sottratto altro denaro, oltre che quello destinato al personale sanitario e ospedali durante l’emergenza.

Anche un religioso sarebbe coinvolto nella truffa. Il suo ruolo - secondo quanto rivelato dalle indagini - era quello di coprire la sparizione del denaro con delle giustificazioni false. L’uomo fingeva di gestire una cooperativa che beneficiava dei finti pasti caldi pagati con i soldi di tali bonifici, tutto per camuffare gli spostamenti di denaro. Tra gli indagati ci sarebbe anche il direttore della “Fondazione Arvedi Buschini”, la quale aveva promosso e finanziato la raccolta fondi ma che sembrerebbe, però, estranea ai fatti.