Delitto di Cardito: nel corso del processo che si sta svolgendo presso il tribunale di Napoli Nord, l'accusa ha chiesto l'ergastolo per Valentina Casa, 30 anni, e l'ex compagno Tony Essobti Badre, 25 anni. Sono la mamma e il patrigno del piccolo Giuseppe Dorice, ucciso di botte a sette anni il 29 gennaio 2019. La vicenda che si svolse nel paese dell'hinterland napoletano, sconvolse l'Italia per la ferocia con la quale Badre si scagliò contro il bambino e la sorellina Noemi di otto anni, sopravvissuta al pestaggio.
Delitto di Cardito, le richieste dei pm
I sostituti procuratori di Napoli Nord, Paola Izzo e Fabio Sozio, hanno chiesto l'ergastolo con 18 mesi di isolamento e tutte le pene accessorie sia per Valentina Casa che per l'ex compagno Tony Badre.
La richiesta è stata avanzata alla Terza Corte di Assise del Tribunale di Napoli, davanti alla quale si sta celebrando il processo, dopo quattro ore di requisitoria. Le accuse nei confronti di Badre sono di omicidio volontario, del tentato omicidio della piccola Noemi che la sera dei tragici fatti fu anche lei picchiata a sangue, oltre che di maltrattamenti, aggravati dalla crudeltà e dai futili motivi, dalla minorata difesa e dall’abuso delle relazioni domestiche.
Valentina Casa deve rispondere sul profilo omissivo di tutti i capi d'accusa. I pm sostengono che la madre dei bambini, pienamente consapevole dei maltrattamenti avvenuti in molteplici occasioni, non intervenne mai in alcun modo, e la sera dell'ultimo pestaggio con esito mortale per il piccolo Giuseppe, tardò a chiamare i soccorsi.
Nei confronti di Bodre, reo confesso, le prove a questo punto sarebbero schiaccianti. Badre, intercettato mesi fa durante un colloquio in carcere con dei parenti disse: "Non so cosa mi è preso quel giorno, ma l'ho riempito di mazzate, ho preso una mazza e non ho capito più nulla".
Delitto di Cardito, il ruolo della madre
La pm Paola Izzo durante il suo intervento in aula ieri pomeriggio, ha riepilogato tutti gli elementi emersi nel corso dell'istruttoria dibattimentale, sulla condotta avuta da Valentina Casa.
Secondo l'accusa, la donna presente in casa, pur avendo assistito al pestaggio, non fece nulla per contrastarlo, non fu assolutamente protettiva nei confronti di suo figlio, si limitò a proteggere se stessa e inizialmente anche Tony. Pur essendo a conoscenza di violenze precedenti, non impedì che si ripetessero. "Ha preferito il rapporto con Toni - ha sottolineato il sostituto procuratore - all'amore nei confronti dei figli".
Anche gli avvocati di parte civile, in particolare Clara Niola, legale di Cam Telefono Azzurro e dell'associazione Akira, hanno sottolineato le gravissime condotte della mamma. Valentina Casa telefonò al 118 solo dopo ore, quando il figlio Giuseppe era agonizzante, e mentì dicendo che i bambini erano stato investiti. Inoltre la donna compì altre azioni per tutelare l'ex compagno: con degli stracci, che poi nascose in un ripostiglio, cercò di cancellare le tracce del sangue dei figli. Raccolse i cinque pezzi del bastone di una scopa che Badre aveva usato per colpire i bambini e cercò di occultarli. Tornata nell'abitazione dei genitori a Massa Lubrense dopo la morte del figlio, Casa non avrebbe manifestato alcun dolore o segno di pentimento.
Dalle intercettazioni, è emerso che organizzò una serata al cinema con le amiche.
L'avvocato Niola ha sottolineato anche le corresponsabilità del contesto sociale, a cominciare dalle maestre dei bambini che in più occasioni li avevano visti arrivare a scuola con segni evidenti di percosse. Poi gli assistenti sociali, non si sarebbero attivati di fronte ad evidenti segnali di degrado familiare, evidenti già ad ottobre 2018. In ultimo, anche i vicini di casa, testimoni muti di litigi e del malessere dei bambini. Soggetti che, a diverso titolo, avrebbero potuto impedire la tragedia allertando le forze dell'ordine, cosa che nessuno fece.
Delitto di Cardito, cosa accadde
Il piccolo Giuseppe fu trovato senza vita disteso sul divano di casa, in via Marconi a Cardito.
La sorellina, invece, fu ricoverata d’urgenza all'ospedale pediatrico Santobono con il volto tumefatto. I medici riscontrarono un trauma cranio-facciale e contusioni multiple da percosse su tutto il corpo.
Dopo un lungo interrogatorio e una serie di indagini, fu fermato il padre dei piccoli con l’accusa di omicidio. Grazie alle dichiarazioni della bambina, fu chiaro che a picchiare lei e il fratello deceduto era stato il compagno della madre. Badre poi confessò, sostenendo di essere stato svegliato alle otto la domenica mattina dai bambini, 'colpevoli' di far chiasso e saltare sul letto. Picchiò Giuseppe anche con il bastone di una scopa fino a spezzarlo, e gli sbatté la testa contro il lavandino. La sorellina si salvò perché svenne dopo essere stata afferrata alla gola dal patrigno.