Claudio Baima Poma, operaio metalmeccanico di 47 anni, preparava da mesi il delitto del figlio che ha poi realizzato: ne sono convinti gli inquirenti dopo alcune scoperte. Vanno avanti le indagini sul caso di Rivara, paese alle porte di Torino, dove la notte del 21 settembre scorso è stato trovato il corpo senza vita dell'operaio accanto a quello del figlio Andrea di 11 anni. Nell'abitazione dell'uomo sono stati scoperti 70 proiettili e un silenziatore. Poma era separato dalla mamma del bambino, Iris Pezzetti. Ha usato un' arma da fuoco per uccidere il figlio che era rimasto a dormire da lui, per poi togliersi la vita.

Rivara, le indagini

Nella cucina della casa di Baima Poma gli inquirenti hanno fatto una scoperta inquietante. In una busta erano custoditi 70 proiettili calibro 7,65 dello stesso tipo dei due che la notte della scorsa domenica l'operaio ha caricato su una vecchia Beretta modello 71 custodita illegalmente. Un colpo era destinato al figlio Andrea, di 11 anni. Gli ha sparato al cuore, uccidendolo. L'altro l'ha riservato a se stesso puntandosi l'arma alla tempia. Alla luce di questa scoperta, gli inquirenti si chiedono se, oltre a voler uccidere il figlio per poi ammazzarsi, l'uomo avesse in mente di colpire terze persone, forse l'ex compagna che aveva incolpato della fine della relazione. La domanda, probabilmente, è destinata a rimanere senza risposta.

Sull'arma utilizzata da Baima Poma sarebbe stato montato un silenziatore fabbricato artigianalmente e questo spiegherebbe perché i vicini non abbiano sentito il botto provocato dagli spari. A quanto pare, l'operaio aveva pensato proprio a tutto. Prima del fatto aveva scritto e pubblicato sulla sua pagina Facebook una lunga lettera rivolta all'ex compagna in cui la accusa di insensibilità e indifferenza annunciando ciò che ha realizzato.

L'uomo avrebbe aspettato che il bambino si addormentasse prima di premere il grilletto contro di lui. Il figlio sarebbe morto nel sonno. I corpi di padre e figlio, entrambi in pigiama, sono stati ritrovati sul letto matrimoniale nella casa in cui viveva l'operaio. Bossoli e ogive sono stati trovati accanto ai corpi.

Rivara, il mistero sull'arma

I carabinieri della compagnia di Venaria, coordinati dal pm di Ivrea Carlo Introvigne, stanno cercando di capire dove e come l’uomo si sia procurato l'arma con la matricola abrasa e soprattutto quando. Secondo gli inquirenti, è possibile che l'operaio progettasse di mettere in atto il gesto già dal febbraio 2019 dopo la separazione. Si indaga sulla criminalità sinti che, a quanto pare, a Rivara Canavese è sempre riuscita a procurarsi armi con grande facilità. Ora la Beretta si trova nel laboratorio dei Ris di Parma: gli esperti potranno valutare se sia già stata usata in passato in azioni criminali.

I corpi di padre e figlio sono stati trasportati nella camera mortuaria dell'ospedale di Cuorgnè a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Quando le salme saranno dissequestrate e restituite ai familiari, per loro volontà, ci saranno due funerali differenti nella stessa chiesa di San Giovanni Battista dove Andrea avrebbe dovuto fare la cresima: "Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perché saranno sempre l'una accanto all'altra. Buona fortuna e, se nel tuo cammino incontrerai una persona depressa, aiutala. Potresti salvarle la vita e forse anche quella di qualcun altro. Ti auguro di vivere 100 anni", ha scritto Poma all'ex compagna nella lettera d'addio. L'uomo, che avrebbe sofferto di crisi depressive, era in cura da due anni. Nessuno dei familiari lo riteneva pericoloso, né aveva scorto mai in lui modi violenti.

Il padre Domenico Baima Poma e la madre Fernanda ignoravano che possedesse un'arma.

Caso di Rivara, lo psichiatra: 'Voleva far soffrire la madre'

Secondo Massimo Di Giannanantonio, presidente della Società italiana di Psichiatria, l'operaio di Rivara avrebbe manifestato una depressione psicotica. Avrebbe annunciato via social il misfatto per far soffrire l'ex compagna, infliggerle il dolore più atroce, quello di privarla definitivamente del figlio. La donna lo ha definito "un vigliacco" per averla incolpata di cose che lui non sarebbe stato in grado di affrontare. "Era stato lui a sbattermi fuori di casa quando ci siamo separati. Ma qualunque cosa sia successa allora, non spiega nemmeno in parte quello che è accaduto", ha detto.

Per lo psichiatra Paolo Crepet, uccidendo se stesso e il figlio, ha ucciso anche la moglie condannandola in maniera sadica a una morte lenta, giorno dopo giorno. "È meno violenta una persona che ti uccide con un kalashnikov", ha detto. L'esperto ha poi sottolineato che l'omicidio di un figlio da parte di un padre in nome di un possesso scambiato per amore, è frutto di "una cultura ancora pienamente feudale in cui l'uomo è proprietario, non padre".