La sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Reggio Emilia del 2 ottobre ha condannato all'ergastolo il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri per l'omicidio di Giuseppe Ruggiero a Brescianello, avvenuto il 22 ottobre 1992. Assolti invece gli altri tre imputati Antonio Ciampà, Antonio Le Rose e Angelo Greco, quest'ultimo già in carcere per altri omicidi di mafia, del quale è stata disposta la scarcerazione in relazione a questa vicenda.
In relazione al delitto di Nicola Vasapollo, invece, sono stati assolti per "non avere commesso il fatto" lo stesso Grande Aracri insieme ad Angelo Ciampà.
Tale omicidio era avvenuto a Pieve Modolena il 21 settembre 1992.
Un'assoluzione che fa discutere: il caso Vasapollo è di fatto ancora aperto
Al termine della requisitoria lo scorso 29 maggio, la pm Beatrice Ronchi aveva chiesto l'ergastolo per ciascuno dei quattro imputati. Le due parti civili ammesse al processo - l'associazione Libera e il Comune di Brescello, quest'ultimo sciolto per mafia nel 2016 - avevano fatto richiesta di risarcimento danni. Eppure, per i giudici della Corte d'Assise presieduta dal dott. Dario De Luca l'impianto accusatorio non si è rivelato abbastanza solido. L'ergastolo è stato accolto solo per Nicolino Grande Aracri, detto "Mano di Gomma". Il secondo dopo quello inflittogli l'anno scorso - stavolta in via definitiva - nell'ambito del processo Kyterion per l'omicidio del boss Antonio Dragone.
Nessun coinvolgimento dei quattro imputati, secondo i giudici, per l'omicidio Vasapollo. Allo stato resta ancora da dimostrare chi abbia premuto il grilletto delle semiautomatiche 9x21 7,65 e calibro 38 special contro di lui nella sua abitazione. Nell'ottobre 2018 il capo clan Nicolino Sarcone e il pentito Antonio Valerio erano stati condannati con rito abbreviato rispettivamente a 30 e 8 anni.
L'operazione Aemilia
Della presenza e del radicamento della 'ndrangheta nel territorio emiliano si è avuto riscontro ufficiale, prima di questa sentenza, nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia del 2018, presieduta da Rosy Bindi. Si deve all'operazione Aemilia del 2015 l'aver svelato la vera e propria "colonizzazione" in atto lungo l'asse Modena-Reggio Emilia-Parma-Piacenza ad opera dei locali di 'ndrangheta.
Tra questi - si è appurato in fase d'indagine - sarebbe la cosca Grande Aracri di Cutro a detenere l'egemonia nel condizionamento e controllo di concessioni edilizie, varianti al piano regolatore, fenomeni abusivi. Ma è soprattutto la contesa per il primato nel traffico di droga che ha alimentato il conflitto tra i clan Grande Aracri, Ciampà, Sarcone, Macrì, Arena, Dragone da un lato, Vasapollo e Ruggiero dall'altro.
Grazie alle deposizioni dei collaboratori di giustizia Angelo Salvatore Cortese e Antonio Valerio tra il 2016 e il 2018, è stato possibile riaprire, connettendolo agli sviluppi più recenti, il caso dei citati omicidi del 1992 fra i clan Dragone e Vasapollo radicati in Emilia. Le due vittime - Giuseppe Ruggiero e Nicola Vasapollo - uccise a cavallo tra settembre e ottobre - erano entrambe agli arresti domiciliari.
Nella casa di Ruggiero, in particolare, quattro killer travestiti da carabinieri avrebbero fatto capolino con la scusa di un controllo. Questo, almeno, ciò che l'accusa ha tentato di far emergere dalle risultanze processuali.
Le incertezze sulla versione di Valerio e il ruolo di Paolo Bellini
Nel verbale d'interrogatorio reso davanti agli uomini della Dda di Bologna, Antonio Valerio si è autoaccusato dell'omicidio di Ruggiero. Una deposizione che è risultata attendibile dai pm di Reggio Emilia, e inserita in un raffinato lavoro d'inchiesta in seguito verificato anche dalle emergenze processuali. Ma, a quanto pare, qualcosa nella versione di Valerio non ha convinto il collegio giudicante.
Altro punto da chiarire, quello dei rapporti tra i Vasapollo-Ruggiero e il killer reggiano Paolo Bellini attualmente sotto processo per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, coinvolto - come emerso dal processo a Matteo Messina Denaro a Caltanissetta - in una oscura rete di cointeressenze tra mafia palermitana, massoneria trapanese e pezzi deviati dello Stato. Per il momento, si attende entro metà novembre il deposito delle motivazioni della sentenza di Reggio Emilia.