L'ha ripetuto fino all'ultimo: "Non ho mai raccontato tutta la verità". Donato Bilancia, il serial killer che tra il '97 e il '98 uccise 17 persone, se ne è andato portando nella tomba il segreto di delitti commessi in modo apparentemente casuale. Ieri, 17 dicembre, è morto di Covid a 69 anni nel carcere Due Palazzi di Padova dove stava scontando 13 ergastoli. Era recluso da 22 anni.

Donato Bilancia, la sua storia criminale

Donato Bilancia è stato uno dei più feroci criminali della storia italiana. Il serial killer dei treni, delle escort e non solo, conosciuto anche come "mostro della Liguria", era nato a Potenza nel 1951.

All'inizio della sua storia criminale, ci sono piccoli furti, poi rapine per saldare i debiti causati dal gioco d'azzardo, la frequentazione di bische. Le sue prime vittime, sono proprio biscazzieri.

In principio uccide per una faccenda di amicizia tradita, come spiegherà lui stesso nella sua confessione. Nell'estate del '97, l'amico Maurizio Parenti lo porta in una bisca clandestina di Genova, città in cui vive, gestita da Giorgio Centanaro: dopo un paio di giocate fortunate, Bilancia perde pesantemente. Il caso vuole che senta una conversazione tra l'amico e il gestore: Parenti si vanta con Centenaro di avere agganciato Bilancia e di aver così vinto 500 milioni di lire. "All'improvviso mi era scattato qualcosa dentro", racconterà Bilancia.

Da quel momento, il suo pensiero fisso diventa vendicarsi. Il 14 ottobre del 1997, va da Centenaro, lo lega con il nastro adesivo e lo soffoca. Si tratta dell'unico delitto commessso senza sparare. In tutti gli altri, usa una P38. Spara all'amico 'infedele' Parenti e anche alla moglie, sorprendendoli nel letto di casa: un colpo a lui alla tempia, due a lei al petto.

Consumata la vendetta personale, Bilancia non si ferma. Per sei mesi, terrorizza l'Italia con una lunga scia di delitti, spietati e casuali. Tra le sue vittime, i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un'orificeria, Luciano Marro, cambiavalute, Giangiorgio Canu, metronotte, poi donne di vita. Il 24 marzo del '98, Bilancia tenta di uccidere Lorena Castro, una trans con cui si è appartato in auto.

Due metronotte vengono giustiziati, Castro che riesce a fuggire, è l'unica vittima sopravvissuta. Seguono omicidi in treno, il più cruento il 12 aprile 1998 sull'Intercity La Spezia-Venezia. Bilancia scassina la porta del bagno e fredda Elisabetta Zoppetti. Di ritorno a Genova, il 20 aprile, in un'area di servizio rapina e uccide il benzinaio Giuseppe Mileto, sua 17esima e ultima vittima.

Donato Bilancia, arresto e confessione

Donato Bilancia viene arrestato il 6 maggio del 1998 davanti all'ospedale San Martino di Genova. Il serial killer ha 47 anni: da fumatore accanito, teme per la sua salute e va a fare una visita specialistica. I suoi polmoni stanno benissimo, ma il vizio del fumo lo inchioda: il Dna di un mozzicone di sigaretta lasciato accanto al corpo di una delle vittime, permette di risalire a lui.

Altro Dna è recuperato da una tazzina di caffé bevuto da Bilancia a un bar: è prelevata dai carabinieri che lo pedinano da giorni. Lo tradisce anche la Mercedes nera con cui si sposta: i luoghi delle multe prese con quell'auto, coincidono con quelli di alcuni delitti. Fondamentale anche la testimonianza di Lorena Castro.

Pochi giorni dopo l'arresto, Bilancia decide di raccontare tutto al pm Enrico Zucca, oggi procuratore generale. Riferisce di un'infanzia difficile, di un omicidio del fratello che poi si toglierà la vita, dell'escalation dai primi furti all'ossessione omicida. "Sta dicendo che ha ucciso solo perché era arrabbiato con il mondo?", gli chiede il magistrato. "Le sembra poco?", gli risponde Bilancia.

I delitti senza movente all'inizio confondono gli inquirenti che li credono legati alla criminalità organizzata. Poi, la realtà si svela.

Donato Bilancia, mai pentito

Bilancia non si è mai pentito dei suoi crimini. Non ha mai chiarito fino in fondo perché li abbia commessi e ha tentato di confondere le acque per risultare infermo di mente e insinuare l'idea di un presunto complice. In una conversazione in carcere con la madre, dice: "Voglio farmi passare per pazzo, così tra qualche anno lascio il carcere". Le cose sono andate in altro modo.

In questi anni, ha fatto un percorso di 'recupero' conseguendo un diploma e una laurea. Ciò gli ha consentito di ottenere un permesso: nel 2017, dopo 20 anni di detenzione, è uscito dal carcere per andare scortato sulla tomba dei genitori a Nizza Monferrato, Asti.

In seguito, il tribunale di sorveglianza di Padova gli ha però negato un secondo permesso perché ritenuto un soggetto ancora pericoloso. Bilancia voleva far visita a un bambino di otto anni con sindrome di Down a cui voleva devolvere parte della sua pensione.