Benno Neumair non ha risposto ai magistrati. Il 30enne accusato di aver ucciso i genitori, Laura Perselli e Peter Neumair, e di averne occultato i corpi, stamattina durante l'udienza di convalida del fermo si è avvalso della facoltà di non rispondere. La coppia di insegnanti in pensione, 68enne lei, 63enne lui, è scomparsa dall'abitazione di Bolzano la sera del 4 gennaio. Le ricerche intensive non hanno dato risultati: i corpi ancora non sono stati trovati. La notte tra il 28 e il 29 gennaio, dopo aver appreso che stava per essere sottoposto a fermo di indiziato di delitto, Benno è andato a costituirsi al Comando provinciale dei carabinieri, ma senza confessare il delitto.

Da 36 ore si trova nel carcere di Bolzano.

Benno, in silenzio di fronte al gip

L'udienza di fronte al gip, Carla Scheidle, si è svolta stamani alle 10 nella casa circondariale di Bolzano. In un'ora e mezzo, Benno ha fatto scena muta: una strategia messa in atto su suggerimento dei difensori che vogliono prima poter studiare tutti gli atti. C'è stato, invece, un serrato confronto sul fermo giudiziario tra i pm, Igor Secco e Federica Iovene, che coordinati dal procuratore capo Giancarlo Bramante conducono l'indagine, e i difensori di Benno, Flavio Moccia e Angelo Polo. I legali del 30enne, culturista e supplente di matematica alle scuole medie, hanno chiesto la scarcerazione dell'assistito. Per ora, Benno resta in carcere.

"Benno è molto provato, è rinchiuso in una cella per il momento in solitudine ma sta affrontando questa esperienza con angoscia, nonostante io e il collega Angelo Polo avessimo sempre pensato che fosse necessario prepararlo anche a una circostanza di questo tipo", ha detto il legale. Moccia è convinto che riuscirà a dimostrare l'estraneità ai fatti di cui è accusato l'assistito.

Ma la strada per la difesa sarebbe in salita, se è vero che l'ordinanza di fermo sarebbe composta da circa 80 pagine, e i pm avrebbero consegnato al gip un voluminoso plico costellato di indizi gravi.

Benno, pericolo di fuga e di inquinamento delle prove

La Procura di Bolzano ha deciso il fermo di Benno dieci giorni dopo averlo iscritto nel registro degli indagati.

Evidentemente, gli inquirenti hanno acquisito prove che hanno impresso un'accelerazione alle indagini, più di quelle di pubblico dominio: le tracce di sangue del padre Peter trovate sul parapetto del ponte Vadena che si trova a dieci chilometri da casa e sull'auto con cui Benno la sera del 4 si è spostato per andare dalla ragazza. Il provvedimento del fermo potrebbe essere stato adottato non tanto per il pericolo di reiterazione del reato, ma per il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove da parte dell'indagato. Come riferito nell'ultima puntata del programma Chi l'ha visto?, una vicina ha visto Benno aggiriarsi nel giardino della casa familiare di via Castel Roncolo 22, posta sotto sequestro.

La donna ha riferito che il ragazzo sembrava in cerca di qualcosa, ma quando gli ha chiesto cosa facesse lì, non ha risposto. La teste ha chiamato le forze dell'ordine, ma al loro arrivo il 30enne era già sparito. L'inquinamento delle prove, inoltre, può avvenire anche contattando dei testi e condizionandoli.

In uno degli ultimi sopralluoghi nella casa dove Benno era tornato a vivere con i genitori, i carabinieri hanno notato l'assenza di alcuni manubri con cui il 30enne si allenava: potrebbero essere stati usati per zavorrare i corpi dei genitori gettati nell'Adige. I militari hanno sequestrato anche tre sacchi pieni di effetti personali e oggetti che pure potrebbero aver fornito indizi gravi.

Benno, l'anomalia delle due docce

Tra le tante stranezze nella ricostruzione dei fatti riferita da Benno ai giornalisti prima del fermo, c'è la questione delle due docce. L'ha evidenziata ieri sera Gianluigi Nuzzi nel corso del programma da lui condotto, Quarto Grado. Con voce gentile e modi educati, alla giornalista che l'aveva intervistato in una puntata precedente, Benno aveva detto che la sera della scomparsa dei genitori, dopo aver fatto un giro in bicicletta, non avendoli trovati, avrebbbe fatto una doccia per poi uscire alle 20, andare dalla ragazza e rincasare la mattina dopo alle 5 per portare a spasso il cane. Dalla testimonianza di Martina, è ormai noto che Benno, arrivato da lei con un'ora di ritardo, chiese di fare una doccia perché non avrebbe fatto a tempo a farla prima, oltre che di lavarle gli indumenti.

Due docce che agli esperti in studio sono sembrate un'anomalia.

Martina che frequentava Benno da appena un mese, ancora indagata per favoreggiamento, è sotto shock dopo aver appreso la notizia del fermo del 30enne. Il suo avvocato, Federico Fava, ha presentato richiesta di archiviazione, ma la posizione dell'assistita non è ancora chiara.