Una piccola bara bianca, accompagnata dallo strazio dei genitori e di tutti coloro che avevano fatto il tifo per la sua guarigione durante il calvario: così si è concluso pochi giorni fa il viaggio di Federica, l'ultima piccola vittima di una neoplasia al cervello, la cui incidenza in età pediatrica viene collegata da alcuni medici e da numerosi studi di settore all'inquinamento industriale.

La diagnosi, pesante come un macigno, era arrivata alla famiglia della bimba circa un anno fa; da allora, aiutati dalla solidarietà dei concittadini, i suoi genitori hanno tentato ogni possibilità per combattere la malattia, tramite interventi e cure specialistiche, tra il Giovanni XXIII di Bari e il Bambin Gesù di Roma.

Tuttavia, l'aggravarsi delle condizioni della bimba, che recentemente aveva anche contratto l'infezione da coronavirus, ha posto fine a ogni speranza, e Federica si è spenta a Bari, ove era stata ricoverata qualche giorno fa. Unanime, sui social, il cordoglio di amici e conoscenti, oltre che di tantissimi concittadini, che fino all'ultimo hanno sperato e pregato per un miracolo.

Due giovanissime vite spezzate

Risale a circa due mesi fa la morte di un altro piccolo tarantino, Vincenzo, di 11 anni, che abitava nel quartiere Tamburi, in una zona prossima agli impianti dell'acciaieria; era affetto da linfoma linfoblastico primitivo delle ossa, un tumore raro, che gli era stato diagnosticato nel 2019 e che, nonostante le cure ricevute al Giovanni XXIII di Bari e al Bambin Gesù di Roma, non gli ha lasciato scampo.

I suoi concittadini avevano raccolto 8 mila euro, rispondendo all'appello disperato del papà, per permettere alla sua famiglia di fornirgli le cure migliori e più adeguate alla rara patologia da cui era affetto, ma ogni gesto di solidarietà è stato inutile e lo scorso novembre il piccolo combattente si è arreso alla malattia.

Sono diventate tristemente famose, sui social, le immagini del toccante funerale a cui hanno partecipato i suoi compagni di scuola, stretti intorno alla piccola bara e disperati, increduli quasi, di fronte a una fine tanto ingiusta quanto improvvisa.

L'accusa dell'associazione Genitori Tarantini: 'Questa è una strage'

L'associazione Ets Genitori Tarantini ha affidato alla sua pagina Facebook un durissimo e amaro sfogo sulla situazione, in cui si afferma senza mezzi termini che è in atto una strage degli innocenti ad opera dell'inquinamento derivante dalla fabbrica tarantina; intanto, numerosi cittadini continuano a documentare con foto e video le emissioni cancerogene provenienti dalla fabbrica, specialmente in orario serale e notturno, materiale prontamente pubblicato dalle associazioni ambientaliste sui rispettivi canali social.

Tra le iniziative promosse dall'associazione Genitori Tarantini per smuovere le coscienze della città, c'è quella di inviare costantemente una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in cui si chiede la chiusura della "fabbrica della morte", una riconversione economica studiata da esperti del settore e una bonifica del territorio interessato dall'inquinamento industriale; la lettera è stata finora sottoscritta da migliaia di cittadini e numerose associazioni.

Una pediatra: 'Il tumore raro in età pediatrica è un campanello di allarme'

La dottoressa Anna Maria Moschetti, pediatra e membro dell'Isde (Associazione Medici per l'Ambiente), ha dichiarato che "il tumore è un evento raro in età pediatrica e che la sua frequenza deve costituire un campanello d'allarme" circa il collegamento con l'inquinamento proveniente dall'ex Ilva; anche il rapporto Sentieri, risalente al 2019, che ha analizzato Taranto in quanto sito soggetto a inquinamento ambientale, ha evidenziato, oltre a un eccesso di mortalità generale, un aumento di malattie dell'apparato respiratorio, tumori, nefropatie e malattie cardiovascolari.

In età pediatrica, lo studio ha evidenziato un eccesso di linfomi (specialmente non hodgkin) e di tumori del sistema linfoemopoietico, oltre che un aumento dei nati con malformazioni. Insomma, gli studi condotti sul territorio sembrano confermare ormai da tempo la correlazione tra inquinamento industriale, tumore e altre patologie derivanti dalle emissioni cancerogene della fabbrica.