Sorge l'alba di un ennesimo "Wind Day" a Taranto; il "Wind Day", per chi non lo sapesse, è il giorno in cui il vento, soffiando da Nord-Ovest ad una velocità maggiore o uguale a 7m/s, disperde inquinanti di origine industriale (PM10 e benzo(a)pirene, su tutti) sulla città e, in particolar modo, sui quartieri Tamburi e Paolo Sesto, prossimi all'area industriale.

È compito dell'Arpa comunicare con un anticipo di almeno 48 ore la previsione di tali "giornate di vento" alla cittadinanza di Taranto, invitandola a porre in atto alcune misure precauzionali, quali proteggere bambini e anziani dall'esposizione agli inquinanti, evitare di svolgere attività fisiche intense all'aperto ed arieggiare le case nella fascia oraria tra le 12 e le 18, specie nella zona del quartiere Tamburi.

Prevedere ed aggirare i "Wind Days" pare sia diventata ormai una prassi a Taranto; fa più scalpore, semmai, la notizia del primo caso accertato di contagio da coronavirus in Puglia, avvenuta a Torricella. Eppure, il tasso di mortalità per inquinamento ambientale, a Taranto, è di gran lunga superiore a quello del nuovo virus influenzale che proviene dalla Cina. I numeri sono spaventosi: lo studio epidemiologico Sentieri, infatti, ha recentemente reso noto che, rispetto alla media regionale, si osserva un eccesso di tumori a carico dell'apparato respiratorio, il 70% in più di tumori alla tiroide in età giovanile, il 9% in più di malformazioni congenite rispetto alla media regionale e che "la mortalità, in generale, è in entrambi i generi in eccesso".

"Il coronavirus non ci spaventa, siamo abituati a ben altro", scrive sulla sua pagina Facebook l'associazione Ets Genitori Tarantini, tra le più attive nella lotta all'inquinamento ambientale, che ieri ha organizzato, per il secondo anno consecutivo, una fiaccolata per commemorare le vittime delle emissioni industriali cancerogene.

La fiaccolata in memoria delle vittime dell'inquinamento ambientale

Nonostante il freddo e la dilagante psicosi da coronavirus, i cittadini di Taranto hanno partecipato numerosi alla fiaccolata. Alcuni manifestanti, tuttavia, hanno segnalato un vistoso calo di presenze rispetto all'evento dello scorso anno; "c'è poca informazione" secondo un ragazzo, per altri partecipanti "i tarantini dormono" o "sono ormai rassegnati".

Un corteo silenzioso, fatto di genitori che sfilano con la foto del proprio figlio scomparso prematuramente tra le braccia ed un composto dolore sul volto; una sfilata di oltre trenta associazioni ambientaliste e sportive, di donne e uomini che non si arrendono e che vogliono far sentire la propria presenza, di bambini che reggono lo striscione-simbolo della protesta tarantina: "Tutto l'acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino".

Uno slogan terribile, perché esprime un concetto talmente ovvio da sembrare scontato e che invece, purtroppo, così ovvio non è. Dopo il raduno in piazza Maria Immacolata, il corteo ha attraversato il centro della città, fino a giungere in piazza Garibaldi.

Qui si sono tenuti gli interventi che hanno caratterizzato la seconda parte della manifestazione: in primis quello di Antonella Massaro, mamma di una bambina tarantina morta di tumore a 5 anni, che ha stigmatizzato l'indifferenza della classe politica e "dei potenti", e di Giuseppe Di Bello, tenente della polizia provinciale di Potenza, che nel 2010 denunciò i valori degli inquinanti presenti nell'invaso lucano del Pertusillo e fu conseguentemente demansionato.

Importante anche l'intervento del dottor Valerio Cecinati, primario del reparto di Oncoematologia Pediatrica dell'ospedale SS.Annunziata di Taranto, intitolato a Nadia Toffa; il medico ha definito doverosa la sua presenza, per rispetto nei confronti di tutti i bambini ammalati che ha incontrato in questi anni, e ha confermato l'aumento dei tumori infantili nella nostra città, rimarcando che "la Salute è più importante di qualsiasi altra cosa".

Alessandro Marescotti: 'Questa non è economia, è follia pura'

Durissimo l'attacco al Governo italiano del presidente dell'associazione Onlus PeaceLink, Alessandro Marescotti, che ha dichiarato: "La nostra è una resistenza non violenta ad un potere politico che, incurante del nostro dolore, perdura a tenere aperta la ferita dell'Ilva". Marescotti ha sottolineato che "a Taranto si muore non per produrre profitto, ma per produrre debiti", riferendosi alla recente analisi secondo cui, per portare utili, la produzione dello stabilimento siderurgico tarantino dovrebbe attestarsi sulle 8 tonnellate annue, contro le 4,7 attuali. "Questa non è economia, è follia pura" - è il grido di Marescotti, che si è pronunciato contro un governo che "sta tentando, tramite una disperata battaglia legale, di costringere Mittal a rimanere (nonostante le perdite stimate in circa 2 milioni di euro al giorno) perché non ha alcuna idea di cambiamento" e "ragiona come un dinosauro nel pieno processo d'estinzione".

Lucida e dettagliata l'accusa di Marescotti ai vertici italiani, colpevoli di aver raccontato menzogne, tra cui quella che l'impatto sulla salute della produzione industriale fosse ormai nullo, affermazione smentita dalla VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto Ambientale e Sanitario).

L'unica soluzione, secondo il presidente di PeaceLink, è unire le forze di cittadini e ambientalisti in un "comitato cittadino per la liberazione dai veleni e dall'angoscia", un comitato che "non ha ambizioni elettorali" ma chiede che siano rispettate le promesse fatte. "La vera rivoluzione", ha continuato il professore tarantino, "è stare qui uniti e tenersi per mano", facendo riferimento al brano musicale della giovane Federica Brisci.

L'Arpa segnala un aumento di emissioni cancerogene

Intanto, nei giorni scorsi, l'Agenzia per la Prevenzione e la Protezione Ambientale ha comunicato che, il 21 febbraio, le centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria hanno segnalato un picco di anidride solforosa e di acido solfidrico, in particolare all'interno dello stabilimento siderurgico dell'ex Ilva (centralina Meteo Parchi) e nel quartiere Tamburi (centraline installate in via Archimede e in via Orsini).

Il comunicato del direttore generale dell'Arpa, Vittorio Esposito, risponde alle centinaia di segnalazioni da parte dei cittadini di Taranto, che, nei giorni scorsi, hanno avvertito in diversi quartieri un persistente odore di gas e manifestato conseguenti sintomi avversi, quali mal di testa, irritazione delle mucose e delle vie respiratorie.

Pronta la reazione del sindaco Melucci, il quale ha immediatamente scritto al Ministero dell'Ambiente, chiedendo spiegazioni sugli "eventi emissivi riconducibili allo stabilimento siderurgico di Taranto".

Il Governo vuole un accordo con ArcelorMittal

Secondo le ultime notizie, il 6 marzo, dopo una serie di rinvii cominciata il 7 novembre scorso, i legali di ArcelorMittal e i commissari straordinari dell'ex Ilva si incontreranno per comporre la vertenza che li vede contrapposti; se la multinazionale franco-indiana ha manifestato piú volte l'intenzione di recedere dal contratto di affitto dello stabilimento industriale, il Governo italiano sta giocando le ultime carte per evitare che venga meno l'investitore estero.

Si parla di un accordo in cui lo Stato italiano farà la sua parte accanto agli investimenti privati, di fondi stanziati dall'Unione Europea per un'economia più green e dell'acquisizione di forni elettrici, da alternare agli altoforni tradizionali in vista di una produzione più sostenibile.

Nessun accenno al nodo occupazionale e allo scudo penale, che pure era stato elemento centrale nella richiesta di recesso di ArcelorMittal; secondo il sindacalista Rocco Palombella "si tratta di un accordo-farsa", col quale si cercherà di prendere tempo fino a novembre, preparando l'uscita di scena della multinazionale dell'acciaio, alla quale è già stata comunicata la somma da versare in caso di recesso anticipato (500 milioni, di cui 400 cash e 100 di magazzino).

Anche il sindaco Melucci ha espresso il suo malcontento, chiedendo al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di "interrompere ogni trattativa con questi signori, dal momento che negli ultimi anni non sono stati fatti progressi di alcun genere". Melucci ha sottolineato che ogni suo tentativo di rivedere l'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), che valuta la compatibilità della produzione industriale con la salute della cittadinanza, ha incontrato il divieto di ArcelorMittal, che vede nella revisione dell'AIA una modifica contrattuale.

Nonostante queste problematiche rendano il futuro di Taranto ancora incerto e nebuloso, manifestazioni quali la fiaccolata di ieri servono a mandare un messaggio forte e univoco "ai poteri", a dimostrare che la città di Taranto ha preso coscienza delle menzogne e delle imposizioni che ha dovuto pagare sulla pelle dei suoi cittadini e che "si ribella a questo trattamento da città di serie B".

"Non dovremo perdere la speranza anche quando la fiducia e la speranza sembreranno vacillare", ha affermato Marescotti; "Ci saranno ancora momenti difficili, in cui la vittoria sembrerà voltarci le spalle, ma noi sapremo resistere, perché chi non sa resistere non è degno di vincere".