Massimo Galli è tornato a parlare di Coronavirus. Lo ha fatto da ospite della trasmissione L'aria che tira di La7. Nella circostanza il direttore delle Malattie Infettive del Sacco di Milano è tornato a mettere l'accento sulla necessità di organizzare la campagna vaccinale in maniera efficace: "Se vacciniamo molto, riusciremo ad essere fuori dai guai davvero prima".
L'aria che tira, Massimo Galli parla dell'organizzazione della vaccinazione
Davanti c'è un'impresa titanica, considerato che dovranno ricevere il vaccino decine di milioni di italiani.
Diventa importante capire come potrà essere organizzato un sistema che non si inceppi e che possa garantire una ripresa del paese anche economica. "Io - ha precisato Massimo Galli - credo che ci sia bisogno di un governo centrale forte, in grado di coordinare la cosa al meglio. Che abbia anche la capacità di sfruttare ogni possibile risorsa anche a livello periferico. Possibilmente non con contrasto, ma con coordinamento e andando a tirare tutti dalla stessa parte".
"Se poi, nella diversità delle situazioni locali, possono - ha aggiunto - essere prospettati modelli organizzativi adattati alle situazioni locali, è chiaro che la Lombardia e il Molise sono due Regioni diverse, ma se poi si potrà fare anche questo in un'ottica di reale coordinamento generale, bene".
Vaccino contro il Covid, Galli parla anche di 'falle'
Il concetto di base espresso da Massimo Galli è chiaro. "Quel che importa - ha evidenziato - è che il gatto prenda i topi in questo momento e li prenda davvero. Cioè che ci sia la possibilità di arrivare a vaccinare più persone possibili il più presto possibile".
"Ricordando - ha aggiunto - che abbiamo anche delle falle importanti comunque.
Allo stato attuale dei fatti non abbiamo un vaccino autorizzato per i minori di anni 16 e questo è un grande guaio. Perché a quanto pare almeno l'inglese sembra essere molto capace di infettare anche i bambini e gli adolescenti".
Variante inglese: la situazione in Italia
Al momento le stime, per effetto dei primi dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità, raccontano che il 17,8% dei tamponi positivi in Italia sarebbero riconducibili al ceppo britannico del virus.
Come è noto, tra le varianti, quella che viene chiamata convenzionalmente "inglese", rispetto al virus inizialmente più diffuso, ha una maggiore capacità di contagio. Il timore è che grazie alla velocità di di diffusione possa, in qualche modo, arrivare a generare un'impennata di contagi aumentando, per mere ragioni probabilistiche, la possibilità che ad essere infettati possano essere i soggetti fragili. Sono queste le prime evidenze scientifiche che, in questi giorni, gli scienziati stanno mettendo in chiaro, in attesa che nuovi studi possano portare alla luce aggiornamenti e dati aggiuntivi.